Palma Bucarelli, con abito di Antonio De Luca, in occasione della giornata inaugurale della Mostra di Modigliani alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna. Roma, 30.1.1959

«Quale rappresentazione della moda tra gli anni Cinquanta e Settanta ci restituisce oggi l’Archivio fotografico di Rodrigo Pais? Di certo, la variegata gamma di immagini, che di primo acchito rientra nella più ampia cornice della fotografia di cronaca, ci presenta volti, gesti e pose che hanno caratterizzato alcuni dei maggiori protagonisti di quegli anni: creatori e creatrici di moda nei loro atelier alle prese con una selezionata clientela – celebrità del mondo del cinema e del teatro, della letteratura come pure della politica e della televisione. [...]

 

E tuttavia, a questa distanza di tempo, non sarebbe giusto e fruttuoso ascrivere le sue fotografie all’ambito del mero servizio di cronaca. Le immagini di Pais si fanno vieppiù attraenti quando arrestano lo sguardo e lasciano percepire i tratti più elusivi di quegli anni: le atmosfere in cui si materializzavano gli incontri tra le persone e le cose in ambienti che non erano confinati alla sala di prova delle maison, alle sfilate, agli interni di musei o teatri, ma si allargavano a includere amenamente spazi en plein air, tratti di strade e scorci di piazze romane che nelle idiosincratiche inquadrature del fotografo restituiscono le tonalità emotive che accompagnavano l’apparire di persone e cose, il farsi visibile della loro relazione, l’emersione di nuovi stili di vita.


In particolare, nel corso degli anni Sessanta, a suscitare un certo interesse non sono solo gli scatti rivolti a modelle e modelli di sartorie o boutique romane che incedono per le strade del centro o posano in atteggiamenti esitanti e divertiti, ma anche quelli che intercettano la cultura giovanile metropolitana: dal diramarsi in tinte locali dell’ethos hippy alla fortuna trasversale della minigonna con il suo portato rivoluzionario nel modo di percepirsi delle donne e nella loro rappresentazione. Le foto di Pais non aderiscono allo statuto narrativo che, a monte o a valle della loro produzione, ha portato in primo piano nelle pagine patinate di tanto giornalismo di settore ora le caratteristiche di stile del capo o dell’accessorio di moda, ora le forme di un immaginario che innerva l’indumento con le dinamiche proiettive del desiderio. Si fanno piuttosto dispositivo mediale di uno spazio percettivo nel quale l’esperienza del corpo rivestito prende forma e si articola secondo modalità affettive e sfuggenti modulazioni del gusto. [...]

 

Dalla prospettiva della moda si ha la tentazione di guardare a molte delle fotografie conservate nell’Archivio Pais come se i personaggi ritratti costituissero un repertorio di modelle e modelli, la cui resa performativa non è allineabile su uno stesso orizzonte di sentimento e di intenti. Le posture sembrano rispondere a un instabile paradigma rappresentativo e sollecitano in chi le guarda una risposta emozionale altrettanto eterogenea.

 

I protagonisti dello spettacolo, del mondo culturale e di quello mediatico, che Pais fotografa in diverse circostanze esistenziali, si mostrano addestrati a modulare quello spazio in-between tra l’abito che indossano e l’aderenza al proprio personaggio pubblico, a tratti fatalmente segnato da gesti, pose e vezzi ambiguamente condivisi con i principali ruoli interpretati nella vita professionale».

 

Vittoria Caterina Caratozzolo, Pratiche e atmosfere urbane del vestire: la moda fotografata a Roma tra gli anni Cinquanta e Settanta

in Rodrigo Pais, Sguardi sulla moda. Fotografie dagli anni Cinquanta, a cura di Guido Gambetta, Simona Segre-Reinach, Roma: Drago, 2022, pp. 93-99.