La terza sezione “La censura e i processi” è dedicata alle immagini che documentano l’impegno attivo di Pasolini in tema di censura cinematografica e a due dei trentatré processi a cui è stato sottoposto: quello del 1961 per rapina a mano armata e quello del marzo 1963 per il reato di vilipendio alla religione di Stato.
Alla domanda di una giornalista di Rai Radio Uno nel 1970, Pasolini risponde:
- Un palazzo di giustizia lei come lo vedrebbe, così idealmente?
- Ma, il più bel palazzo di giustizia che abbia visto in vita mia l’ho visto nel sud del Sudan. Sono capitato in un villaggio dove stavano processando un giovane che aveva rubato un libricino e questo processo avveniva all’aria aperta sotto un grande albero. Un gruppo di vecchi con intorno un gruppo di gente che assisteva e questo giovane condannato con aria contrita all’aria aperta sotto questo albero, be’ questo è il più bel tribunale che io abbia mai visto. Vorrei che tutti i processi fossero celebrati all’aria aperta, in un giardino per esempio.
Il giovedì, Rai Radio Uno – 1970 in Il Santo Infame (D. Ongaro, 2015)
I monumentali corridoi e gli imponenti arredi lignei delle aule del Palazzaccio sono ciò di più lontano si possa immaginare rispetto ai prati verdi utopizzati da Pasolini ma è questo l’ambiente greve in cui Pais documenta i due processi a carico dell’autore. Per il reato di rapina a mano armata Pasolini è stato condannato a 20 giorni di reclusione mentre nel 1963 è stato condannato a 4 mesi di reclusione per vilipendio alla religione di Stato e il film "La ricotta" sottoposto a tagli di censura.