“Appresso, la cognitione delle piante dà grande utilità alla cognitione di se stesso percioché, conoscendo le piante, conosce il principio di se stesso, essendo che l’anima vegettativa è nelle piante, della qual vita prima viviamo. Adunque conosciamo per quelle il principio di noi stessi, sì come dice S. Augustino nel libro secondo della Dottrina christiana, al capitolo XVI, dove pruova la cognitione degl’animali, pietre, herbe possa essere molto necessaria al christiano, acciò conosca le cose create, per mezo de quali possa maggiormente conoscer la grandezza d’Iddio; oltra di questo conosciamo tutte le figure, per le quali si comprende la natura di molte cose.” BUB, Ms. Aldrovandi 91, carta 542r

 

Nel Discorso naturale contenuto nel manoscritto BUB, Ms. Aldrovandi 91, considerato la sua autobiografia, Ulisse Aldrovandi si sofferma a lungo sulla utilità della conoscenza delle piante, delle loro proprietà e caratteristiche e sulla delettatione, cioè il piacere intellettuale e dell'anima, che tale sapienza può offrire. Ne è convinto: sa e dichiara che la conoscenza (e non solo delle piante, potremmo aggiungere con lui) può migliorare la vita di ognuno così come quella della comunità.


Nel 1568 Aldrovandi riuscì nell'intento di fondare l’Orto pubblico di Bologna, che inizialmente trovò spazio all’interno del Palazzo Pubblico in piazza del Nettuno (oggi Biblioteca Salaborsa). L'Orto bolognese fu tra i primi in Italia dopo quello di Pisa, inaugurato nel 1544, e gli orti di Padova e Firenze, istituiti nel 1545.

Aldrovandi volle con forza l'Orto dei semplici per la sua città e, attento anche agli insegnamenti dei suoi predecessori Luca Ghini e Cesare Odoni, a lungo rifletté e discusse di quali piante medicinali dovesse essere dotato. Queste sarebbero state utili agli studiosi e agli studenti che avrebbero potuto osservare dal vero le piante, studiandole nelle varie fasi della vita, ma soprattutto avrebbero contribuito alla salute delle donne e degli uomini di Bologna.

I semplici, infatti, erano erbe con proprietà medicamentose utilizzate per la preparazione di farmaci, così chiamate dalla definizione simplex medicamentum, che si riferiva al "semplice" rimedio ottenuto da una sola pianta.


L’attenzione che Aldrovandi rivolse a queste piante non si limitò alla loro raccolta e classificazione perché anche il loro uso doveva essere regolato e controllato. Fu così che nel 1574 pubblicò un Antidotario. In quest'opera Aldrovandi raccolse tutte le informazioni per la preparazione e la conservazione dei farmaci nonché le differenti denominazioni con cui tali rimedi potevano trovarsi nelle varie farmacie. L’Antidotario bolognese fu a lungo un importante punto di riferimento anche per altre farmacopee, rimanendo in uso, in alcuni Stati preunitari, fino all’inizio dell’Ottocento.


Fra i manoscritti dedicati alla botanica, conservati nella Biblioteca Universitaria di Bologna, si trovano cataloghi di piante, oppure studi su singole specie; in altri codici Aldrovandi copia, e fa copiare estratti da opere e studi di altri autori. Importanti sono due manoscritti dedicati alla Syntaxis plantarum (Sintesi delle piante, cioè del mondo vegetale; i manoscritti BUB, Ms. Aldrovandi 80 e BUB, Ms. Aldrovandi 81) che contengono migliaia di tavole sinottiche con cui lo studioso organizzò il suo metodo di ricerca.

In molte pagine dei suoi manoscritti, poi, sono state stilate liste di semi che vennero usati per l’orto pubblico (come nel manoscritto BUB, Ms. Aldrovandi 2) ed elenchi di piante che Aldrovandi avrebbe voluto piantare o possedere, oppure di quelle che andò personalmente a cercare sulle colline intorno a Bologna e in altri territori (ne vediamo un esempio nel manoscritto BUB, Ms. Aldrovandi 136/III).

 

Nota di possesso autografa sul frontespizio con antica collocazione “Ulissis Aldrouandi et amicorum F”.  BUB, A.IV.F.I.21, frontespizio (dettaglio)

 

La fitta rete di corrispondenti, amici, studiosi e appassionati che Aldrovandi curò con molta attenzione, gli permise di ottenere reperti naturalistici per il suo Museo, ma anche piante, oltre che ritratti di oggetti e animali, e libri; a queste si aggiungano sostanze medicinali, ricette e consigli terapeutici. Egli ricambiò sempre, mettendo in circolazione saperi e oggetti.

Sulle prime pagine dei suoi libri si ritrova spesso la frase “Ulyssis Aldrovandi et amicorum”, cioè libro, sottinteso, di Ulisse Aldrovandi e dei suoi amici: una formula molto usata nel Cinquecento, a indicare l’apertura della propria biblioteca agli "amici", cioè studiosi che avessero voluto sia consultare libri sia discutere del loro contenuto.

Aldrovandi era consapevole che la completezza e la corretta utilizzazione di un orto botanico non potevano che essere il risultato di un'impresa collettiva.

Riferimenti bibliografici delle opere che costituiscono la sezione:

 

  • ALDROVANDI, ULISSE

Discorso naturale nel quale si tratta in generale del suo Museo et delle fatiche da lui usate per radunare da varie parti del Mondo quasi un Theatro di Natura, tutte le cose sublunari come Piante, Animali et altre cose Minerali
Cartaceo, 1572-1573
cc. III, 636, III
BUB, Ms. Aldrovandi 91

Nel Discorso naturale (cc. 503r-559r) Aldrovandi si sofferma sull’importanza della conoscenza diretta delle cose naturali e descrive i metodi e gli strumenti utilizzati nel corso delle sue ricerche scientifiche, realizzati anche attraverso la raccolta sistematica di oggetti di diversa natura e l’allestimento del suo Museo.

 

  • ALDROVANDI, ULISSE

Elenchus plantarum omnium qua in studiosorum horto publico
Cartaceo, 1582-1605
cc. V, 163
BUB, Ms. Aldrovandi 2
Il manoscritto contiene l’elenco delle piante che furono seminate nell’orto pubblico dal 1568 al 1582: da quei semi alcune piante non riuscirono neppure a germogliare, altre morirono subito, ma la maggior parte visse, crebbe e fiorì, come si legge nel sottotitolo in latino.

 

  • MONTI, GIUSEPPE MONTI, GAETANO LORENZO

Indices botanici et materiae medicae quibus plantarum genera. Hactenus instituta: Simplicium... Accedit horti publici bononiensis brevis historia

Bologna, Lelio Dalla Volpe, 1753

BUB, A.IV.F.VII.9

È questa la prima e unica immagine dell’Orto dei Semplici, fatta disegnare da Giuseppe Monti, prefetto dell’Orto pubblico di Bologna (1722-1760). A lui succedette il figlio, Gaetano, coautore di questo volume nel quale sono elencate in ordine alfabetico oltre 2000 specie di piante, suddivise anche in base alle proprietà mediche e ai rimedi. La lista è preceduta dalla storia dell’Orto bolognese e di coloro che se ne occuparono.

 

  • Herbe de Piero Antonio Michele venetiano da possere servire gl’ amici. A Venetia, nella contrada di S.to Gervasio

Cartaceo, 1551-1605

cc. III, 171, III’

BUB, Ms. Aldrovandi 98/II

 

  • Catalogho delle piante e minerali eh’ io desideraria havere da M. Giulio Moderati di Rimino

Cartaceo 1550-1605

cc. I, 80, I’

BUB, Ms. Aldrovandi 124

In alcuni dei suoi manoscritti, Aldrovandi prendeva nota delle piante che avrebbe voluto per l’Orto pubblico, acquisite spesso grazie ai suoi corrispondenti. Nei manoscritti esposti si leggono gli elenchi delle piante offerte da Pietro Antonio Michiel, patrizio veneziano appassionato di botanica, impegnato nell’allestimento dell’Orto pubblico di Padova (BUB, Ms. Aldrovandi 98/II, c. 151r), e dal farmacista Giulio Moderati, che possedeva un giardino a Rimini (BUB, Ms. Aldrovandi 124, c. 59r).

 

  • ALDROVANDI, ULISSE

De planctis odoratis

Cartaceo 1550-1605

cc. II, 308

BUB, Ms. Aldrovandi 90

Il manoscritto contiene una raccolta di testi dedicati ai Semplici, anzi, per la precisione agli effetti delle piante odorose. Sono soprattutto estratti dall’opera di Dioscoride, botanico e medico greco vissuto nel IV secolo a.C., autore di una vera e propria enciclopedia di argomento medico (De materia medica), riferimento imprescindibile ancora nel pieno Cinquecento.

 

  • ALDROVANDI, ULISSE

Observationum rerum tum naturalium, tum aliquot humano ingenio factarum, relationum animadversionumque Liber

Cartaceo 1550-1605

cc. V, 497, III’

BUB, Ms. Aldrovandi 145/II

Le due piante essiccate, trovate tra le cc. 44-45 e 466-467 del secondo volume del manoscritto, sono un giacinto orientale (lo stelo con fiori all’apice: Hyacinthus cfr. orientalis L.) e un convolvolo o vilucchio (i tre rami con foglie e fiori: Convolvulus arvensis L.). Sono molti i volumi manoscritti in cui si trovano piante raccolte e fatte essiccare dallo stesso Aldrovandi e che costituiscono piccoli erbari, allestiti all’interno di libri dai contenuti più diversi