I libri di Aldrovandi, così come quelli di altri studiosi, esemplificano il legame che - allora, come oggi - tiene uniti gli autori, che affidano il loro testo agli stampatori e agli editor. Questi, con la scelta dei paratesti, cioè dei formati, dei materiali, dei caratteri e dell’apparato iconografico, oltre che con la presentazione di testi introduttivi e di commento, offrono le chiavi che ogni lettore può utilizzare per ‘entrare’ nel libro. Costui, poi, con le sue annotazioni a margine, restituisce ciò che ha recepito e pone le basi per proseguire. Un legame evidente nel libro di L’Obel o in alcuni dei manoscritti messi in mostra.
Ma ciò che qui si vuole mettere in evidenza è l’uso delle immagini come ulteriore canale di comunicazione oltre al testo scritto. Le tavole dipinte, come buona parte delle matrici per le xilografie, furono commissionate da Aldrovandi per opere che poi in realtà non furono pubblicate. In alcuni casi la tavola presenta uno o più esemplari della stessa specie (non tutti facilmente identificabili), in altri sono illustrate specie diverse. Interessante, poi, la presenza di alcune tavole raffiguranti un esemplare sul quale sono inserite forme diverse o di fiori o di frutti, o una stessa pianta osservata diacronicamente, in crescita, dando luogo a immagini molto efficaci da un punto di vista didattico e rappresentativo. Non è più, quindi, solo la funzione mnemonica, di memorizzazione, che viene affidata alle immagini, come accadeva in epoche precedenti.
Le illustrazioni dei volumi esposti, come quelle della gran parte dei libri scientifici a stampa in circolazione nel Cinquecento, sono xilografie, ottenute intagliando blocchi in legno di pero, compatto ma duttile sotto coltellini affilati e sgorbie. Le xilografie sono più semplici da gestire rispetto, per esempio, alle calcografie, cioè alle incisioni su lastra di rame, e si prestano alla colorazione: un’opzione importante per l’esigenza di realismo rappresentativo avanzata dai naturalisti. Per questo Aldrovandi volle imparare anche la scala cromatica e ne discusse con i pittori e i disegnatori che lavoravano per lui.
Rispetto alla riproduzione con i pennelli, che spesso fungeva da modello, la xilografia veniva stampata e riprodotta anche su grandi tirature e questo permetteva di far circolare figure - sia sciolte sia all’interno di trattati - che potevano essere condivise dalla comunità di studiosi e offrivano un valido modello da copiare (si vedano i disegni identici delle orchidee presenti nel volume di L’Obel e su quello di Dodonaeus).
Considerando il grande successo delle illustrazioni commissionate dai primi grandi naturalisti, tra cui Leonhart Fuchs (1501-1566), Andreas Vesalius (1514-1564) e Aldrovandi stesso, queste circolarono a lungo e furono riproposte anche in opere del secolo successivo. Pur essendo considerabili ancora dei riferimenti imprescindibili, il loro uso impedì in alcuni casi di aggiornare i disegni con nuovi particolari, esito di più recenti osservazioni e studi.
Aldrovandi commissionò un importante numero di matrici xilografiche, disegnate da Lorenzo Bernini, tra il 1585 e il 1587, e da Cornelius Schwindt, autore delle matrici esposte, che collaborò dal 1590 al 1597. Le matrici incise della collezione aldrovandiana sono quasi tutte opera di Christoph Lederlein, il cui nome italianizzato è Coriolano (leder = cuoio), che lavorò per Aldrovandi dal 1586 al 1603.
Le matrici xilografiche riferibili a Ulisse Aldrovandi ammontano in totale a 3955, 1822 delle quali conservate nel Museo di Palazzo Poggi e 2133 presso la Biblioteca Universitaria. Le tavolette in legno, quasi esclusivamente a carattere botanico, solo disegnate a penna e inchiostro e senza tracce di incisione (delineatae) sono 883.
Riferimenti bibliografici delle opere che costituiscono la sezione:
- DE L’OBEL, MATTHIAS
Plantarum seu stirpium icones
Anversa, Christophe Plantin, 1581
BUB, A.IV.F.VII.39
- DODOENS, REMBERT
Florum, et coronariarum odoratarumque nonnullarum herbarum historia
Anversa, Christophe Plantin, 1569
BUB, A.V.Tab.I.C.I.280/1
- THEODORUS, JACOBUS
Eicones plantarum seu stirpium, arborum nempe, fructicum, herbarum, fructuum, lignorum, radicum, omnis generis : tam inquilinorum, quàm exoticorum
Francoforte sul Meno, [Nikolaus Basseé], 1590
BUB, A.IV.F.VII.43
L’opera di Matthias de L’Obel (1538-1616), botanico fiammingo di origine francese, è stata decisamente una pietra miliare per lo studio della botanica a cavallo tra il Cinquecento e il secolo successivo e non poteva certo mancare nella biblioteca aldrovandiana.
Alle orchidee L’Obel dedica diverse pagine che nell’esemplare appartenuto ad Aldrovandi sono affollate di note a margine. Questi aveva sicuramente ricevuto il compito di collazionare diversi testi di iconografia dedicati al mondo vegetale e di prendere nota dei nomi delle piante presenti nelle trattazioni degli altri autori.
Tra questi si riconosce il riferimento a Dodonaeus, nome latino di Rembert Dodoens (1517-1585), botanico e medico fiammingo, e al suo libro sulla storia dei fiori (Florum, et coronariarum odoratarumque nonnullarum herbarum historia…).
Tra gli autori messi a confronto da Triulx si legge anche il nome di Jacob Theodor, noto anche con il nome latino di Jacobus Theodorus Tabernaemontanus (1522-1590), medico e botanico tedesco. Aldrovandi possedeva il volume Eicones plantarum seu stirpium, qui esposto alle pagine dedicate alle orchidee.
- SCHWINDT, CORNELIUS
Orchidea piramidale
Testiculus flore purpureo pyramidali
Anacamptis pyramidalis (L.) L.C.M. Rich.
sec. XVI (1590-1595)
tavoletta xilografica, fase preparatoria
legno di pero; cm 23,1x13,3x 2,2
Bologna, Collezione Ulisse Aldrovandi, Museo di Palazzo Poggi, Sistema Museale di Ateneo
Sala Aldrovandi - vetrina XV - scaffale 2, MPPX2361
- Orchidea piramidale
Testiculus flore purpureo pyramidali
Anacamptis pyramidalis (L.) L.C.M. Rich.
sec. XVI
cartaceo
BUB, Ms. Aldrovandi, Tavole di piante, fiori e frutti, vol. 4, carta 277
- SCHWINDT, CORNELIUS
Orchidea maggiore, orchidea purpurea
Cynosorchis species flore purpureo punctis distincto
Orchis purpurea Huds.
sec. XVI (1590-1595)
tavoletta xilografica, fase preparatoria
legno di pero; cm 22,3x15,7x 2,3
Bologna, Collezione Ulisse Aldrovandi, Museo di Palazzo Poggi, Sistema Museale di Ateneo
Sala Aldrovandi - vetrina XV - scaffale 2, MPPX2373
- Orchidea maggiore, orchidea purpurea
Cynosorchis species flore purpureo punctis distincto
Orchis purpurea Huds.
sec. XVI
cartaceo
BUB, Ms. Aldrovandi, Tavole di piante, fiori e frutti, vol. 9, carta 398
Entrambe le matrici, conservate presso il Museo di Palazzo Poggi, sono state disegnate da Cornelius Schwindt (1566-1632), disegnatore tedesco, che collaborò con Aldrovandi negli anni tra il 1590 e il 1595. Con buona probabilità a fare da modelli furono proprio le relative tavole acquerellate.