I botanici sono coloro che studiano le piante da un punto di vista naturalistico, ossia per capire come vivono, dove vivono, qual è il loro ruolo negli ecosistemi, a quali altre piante somigliano sul piano morfologico e sistematico (cioè dal punto di vista delle relazioni esistenti fra gli esseri viventi e i fossili, relazioni raffigurate in sistemi gerarchici che costituiscono la classificazione delle specie); se sono specie rare e in pericolo, cercano di mettere a punto strategie per scongiurarne l’estinzione.


Buona parte del loro lavoro si svolge in campagna, alla ricerca delle specie spontanee in corso di studio: tale ricerca può essere lunga e faticosa, in particolare se si tratta di specie infrequenti o viventi in luoghi impervi. A volte, le scoperte avvengono in modo puramente fortuito, battendo piccole zone non percorse prima o esplorando ambienti (magari artificiali, come centri storici e periferie cittadine, cimiteri, aree industriali dismesse) non ancora studiati dal punto di vista della flora spontanea.

 

È il caso di un’orchidea rinvenuta nell’ottobre 2019 al cimitero ebraico di Modena: Spiranthes spiralis (L.) Chevall., popolarmente nota come viticcini autunnali, caratteristica per l’infiorescenza foggiata a spirale allungata. Questa specie, esile e di piccole dimensioni (una trentina di cm quando è molto alta), spesso sfugge allo sguardo e in pianura padana è molto rara; come tutte le orchidee è protetta a livello internazionale, perciò la raccolta di esemplari è generalmente proibita (è consentito raccoglierne, in numero limitatissimo, solo per particolari ragioni di ricerca e in ogni caso previa autorizzazione da parte degli enti preposti). Lo studio va dunque compiuto direttamente in campo: si prendono fotografie di dettaglio della pianta e dei caratteri utili a identificare correttamente la specie, si cercano le piante in mezzo ai prati ove crescono, contandole negli anni e tenendo nota del numero d’individui in grado di fiorire e fruttificare, cosí da farsi un’idea dell’andamento demografico della popolazione in esame.

 

Infine si traggono le debite conclusioni:

  • siamo sicuri che si tratta di S. spiralis, e non dell’affine S. aestivalis (Poir.) Rich., per l’infiorescenza composta di un gran numero di fiori (25, contro i 6-20 di norma portati dall’altra) e per il fusto provvisto di sole scaglie, verdastre e membranacee (le foglie sono tutte alla base);
  • poiché S. spiralis è una specie mediterranea, tipica di prati aridi, come noto nella letteratura scientifica, e poiché la popolazione rinvenuta al cimitero ebraico di Modena è piuttosto ricca (una cinquantina abbondante d’esemplari), è assai verosimile che i prati di questo cimitero abbiano un certo carattere di aridità;
  • poiché le orchidee sono specie bulbose, in grado di vivere per molti anni, è lecito pensare che l’ambiente originatosi entro il cimitero sia tutto sommato stabile;
  • poiché, in assenza di sfalcio, un prato si trasformerebbe progressivamente in arbusteto e infine in bosco nel corso dei decenni, possiamo ritenere che lo sfalcio periodico dei prati del cimitero agevoli il mantenimento nel tempo di S. spiralis;
  • in conclusione, il cimitero può dunque essere un ambiente idoneo alla vita di specie altrove non osservabili, perché molto rare in generale in tutta l’area, perché tipiche di condizioni ambientali particolari, o di aree con scarso disturbo antropico.