BIANCHINI GIOVANNI, Tabule Ioan. Blanchini Bononiensis, cum plerisque additionibus ac nouis tabellis nuper impresse
Venezia, Lucantonio Giunta <1>, novembre 1526
A.IV.L.XI.33
Provenienza: Sigismondo Malvezzi

Pergamena floscia con falda. Capitelli muniti di anima in pelle allumata passante avvolta da fili in canapa e in seta azzurra. Tracce di due lacci in pelle allumata. Cucitura su due nervi in pelle allumata passante. Indorsatura realizzata tramite alette orizzontali membranacee di recupero. Rimbocchi discretamente rifilati. Carte di guardia bianche. Tagli rustici. Stato di conservazione: discreto. Bruniture al materiale di copertura stropicciato.

In assenza di particolari indizi, le note tipografiche propongono di assegnare la legatura al secondo quarto del XVI secolo, eseguita in Italia. In evidenza i capitelli lavorati, le tracce di due lacci in pelle allumata, l’indorsatura realizzata tramite alette orizzontali membranacee di recupero, i rimbocchi discretamente rifilati, i tagli rustici.

Volume donato al Senato bolognese da Sigismondo Malvezzi nel 1737.

 

 

CORNELIUS NEPOS, De vita Catonis senioris. Sextus Aurelius De vitis Caesarum. Benuenutus Imolensis De eadem re
Fano, Girolamo Soncino, 1504
BUB, A.V.T.XIII.16/1

Pergamena semi floscia di recupero su cartone rigido. Tracce di due lacci in pelle allumata. Capitelli muniti di anima in pelle allumata avvolta da fili in canapa. Cucitura su due nervi in pelle allumata fendue. Indorsatura realizzata tramite alette orizzontali cartacee. Rimbocchi discretamente rifilati. Carte di guardia bianche. Tagli rustici; al piede il nome, cognome dell’autore e il titolo dell’opera. Stato di conservazione: discreto.

In assenza di altri indizi, i nervi in pelle allumata fendue e le note tipografiche propongono di assegnare la legatura al primo quarto del XVI secolo, eseguita in Italia.
Il riutilizzo illustra una pratica antica molto comune che consisteva nell’utilizzare carte membranacee tratte da codici ed impiegate in veste di coperta, pratica  verosimilmente in uso a partire dalla fine del XV secolo, epoca in cui la maggiore disponibilità di testi a stampa aveva reso superati i manoscritti, utilizzando, perlopiù, antichi
documenti notarili o fogli tratti da libri liturgici e musicali, specie antifonari. Non rari sono i libri sopravvissuti con questo tipo rudimentale di legatura, che spesso aveva natura provvisoria, né infrequenti sono stati i casi in cui, sciolta la pergamena, gli studiosi si sono trovati in presenza di documenti di interesse storico o manoscritti
di autori non vili. Per approfondimenti, cfr. MAU-PIEPER 2005. In evidenza l’innesto dei lacci, i rimbocchi discretamente rifilati, il taglio di piede manoscritto ad indicare la collocazione a piatto del volume nella teca. 

 

 

MEDICI, LORENZO DE <1449-1492>, Stanze belissime et ornatissime intitulate Selue damore. Composte dal Magnifico Lorenzo di Piero di Cosimo de Medici. Opera nuoua
Venezia, Giovanni Francesco e Giovanni Antonio Rusconi, 1522
BUB, A.V.II.VIII.15
Provenienza: Filippo Maria Monti

Cuoio di capra bruno su quadranti in cartone decorato a secco e in oro. Filetti concentrici. Cornice a due filetti dorati. Foglie d’edera negli angoli interni dello specchio. Il titolo dell’opera entro due quadrangoli incrociati al piatto anteriore, il putto alato con arco a quello posteriore. Tracce di quattro copie di lacci. In testa al dorso il nome dell’autore e il titolo dell’opera entro etichetta cartacea. Capitelli, rimbocchi, indorsatura e carte di guardia (parzialmente) rinnovati. Cucitura su tre nervi rilevati alternati a quattro apparenti tratteggiati. Tagli neri. Stato di conservazione: mediocre - discreto. Manchevolezze al materiale di copertura. Volume restaurato.

I fregi, i tagli neri e le note tipografiche inducono ad assegnare la legatura alla prima metà del XVI secolo eseguita nel Veneto, verosimilmente a Padova. Caratteristici per le legature rinascimentali italiane, la cucitura su nervi rilevati alternati a quelli apparenti, qui tratteggiati. In evidenza il frontespizio illustrato.

Volume appartenuto a Giovanni Giolito Ferrari e a Filippo Monti.