HENRY VIII <re d’Inghilterra>, Assertio septem sacramentorum aduersus
Martin Lutherum
Roma, Francesco Priscianese <ditta>, 1543
BUB, A.M.WW.II.81
Provenienza: Monastero del Santissimo Salvatore di Bologna

Cuoio di bazzana oliva su assi lignee smussate ai contropiatti decorato a secco e in oro. Tre fasci di filetti concentrici parzialmente collegati agli angoli. Cornice caratterizzata da fogliami bucati mossi. Ampia losanga provvista di corolle stilizzate entro coppie di fogliami, affiancata da mani con indice puntato, corolle bombate striate In testa al piatto posteriore, il titolo dell’opera in caratteri capitali. Tracce di quattro cantonali lanceolati, umbone quadrangolare e di quattro fermagli. Capitelli, cuciture, indorsatura, rimbocchi carte di guardia rifatti. Tagli blu. Stato di conservazione: mediocre. Diffuse spellature al materiale di copertura scomparso lungo il dorso quindi rinnovato. Volume restaurato.

I fregi e le note tipografiche inducono ad attribuire la legatura alla metà del XVI secolo, eseguita a Bologna dal legatore di Pflug & Ebeleben del quale questa Istituzione custodisce alcuni esemplari. Inusuale per questo artigiano la mano con indice puntato che compare in vari contesti e con differenti significati: il più noto - estraneo alla legatoria - è quello in cui, con indice orizzontale, compare sui margini dei fogli di innumerevoli manoscritti medievali e vale per «nota bene». In legatoria la mano con l’indice puntato verso l’alto, come a dire «Ricordati del tuo Creatore», appare in manufatti anche bolognesi su libri a soggetto religioso. In evidenza le assi lignee smussate ai contropiatti e il titolo dell’opera in testa al piatto posteriore entrambi di quattrocentesca memoria, e il frontespizio illustrato.

Volume appartenuto al felsineo monastero di S. Salvatore.

 

 

CHIESA CATTOLICA, Missale Romanum
Venezia, Girolamo Scoto, 1543
BUB, Raro B 22

Lacerti dei piatti in cuoio di capra nero su assi lignee smussate ai contropiatti, decorato a secco e in oro. Fasci di filetti concentrici. Coppia di cornici caratterizzate da coppie di fogliami addossati e volute fogliate. Nella cartella, il Crocifisso al piatto anteriore, il busto della Madonna rivolta verso destra (sinistra in araldica) con il Bambino in braccio entro crescente a quello posteriore. Il titolo nel secondo scompartimento del dorso; due coppie di filetti incrociati in quelli residui. Fermagli, capitelli, cucitura, indorsatura, carte di guardia rinnovati. Tagli rustici. Stato di conservazione: mediocre. Volume restaurato. 

I fregi consentono di assegnare la legatura alla metà del XVI secolo, eseguita a Bologna dal legatore di Pflug & Ebeleben. In evidenza i supporti ancora lignei (di medievale memoria) per il periodo, le carte di guardia rinnovate,  il frontespizio e le note manoscritte.

 

 

CHIESA CATTOLICA, Breviarium romanum.
Anversa: Cristophe Plantin, 1575
BUB, A.M.EE.VII.8
Provenienza: Ferdinando Sampieri

Cuoio di capra marrone su quadranti in cartone decorato a secco e in oro. Filetti concentrici. Coppia di cornici caratterizzate da quattro corolle stilizzate addossate e coppie di fogliami affrontati, cerchielli pieni, serpentine mute. Ampia cartella costituita da fregi fitomorfi archi e fregio ad elica centrale. Fregio pieno di gusto aldino negli angoli interni dello specchio. Capitelli, indorsatura e rimbocchi rinnovati. Cucitura su cinque nervi rilevati. Carte di guardia bianche restaurate e coeve. Tagli dorati. Stato di conservazione: mediocre. Spellature al materiale di copertura, restaurato al dorso.

Alcuni fregi e le note tipografiche inducono ad assegnare la legatura all'ultimo quarto del XVI secolo, verosimilmente eseguita a Bologna dal legatore di Pflug & Ebeleben. Questo significativo opificio, senza dubbio riferibile a un libraio anche legatore, fu il più importante atelier impegnato nella realizzazione di legature artistiche a Bologna nel Cinquecento ed uno di quelli che operò più a lungo. Esso fu probabilmente attivo tra il 1535 (?) e il 1575. Alcune indicazioni fanno supporre che esso subentrò alla bottega del legatore degli studenti tedeschi; certamente ebbe la maggior parte dei propri clienti fra gli studenti tedeschi. Trasse la propria denominazione da due cugini, rampolli di nobili famiglie sassoni, che compirono gli studi a Bologna verso il 1540, Damian Pflug e Nikolaus ab Ebeleben. Entrambi fecero imprimere sulle coperte dei loro libri, il proprio nome, la data ed il luogo della legatura. È noto che Pflug tra il 1543 ed il 1545 fece realizzare a Bologna sette legature, mentre 35 furono approntate per Ebeleben tra il 1543 e 1548. Altri clienti tedeschi furono il conte Heinrich zu Castell e Georg Zollner in Brandt. Queste legature seguivano l’uso consueto a Bologna, di aver soltanto il centro dei piatti impresso in oro entro un riquadro decorato secco. Lo stile della bottega conobbe un radicale mutamento negli anni Quaranta, evidentemente in risposta alle richieste della clientela tedesca. Pflug ed Ebeleben visitarono Parigi, città in cui fecero legare alcuni libri, prima di giungere in Italia. Le loro legature bolognesi seguirono la moda delle legature parigine a nastri intrecciati, genere che fu ripreso in Germania, anche dal legatore rinascimentale sassone Jakob Weidlich; secondo alcuni studiosi tuttavia, questo stile era già diffuso in Italia verso il 1540. Verso la metà del secolo, compaiono decori, essenziali ed arricchiti su libretti devozionali. In evidenza i tagli dorati.

Volume donato da Ferdinando Sampieri.