Parti diverse fatte in Pregadi pel governo e regolamento della città di Venezia e dello stato veneto
Ms. membranaceo, secolo XVI
BUB, Ms. 1451/4
Provenienza: Ubaldo Zanetti

Cuoio di capra rosso cupo su cartone decorato in oro e in policromia. Cornice munita di scompartimenti ornati con fregi ad arabeschi. Al centro del piatto anteriore il leone di S. Marco in moleca, mentre su quello posteriore campeggiano le armi della casata Loredan, entrambi entro un serto di motivi fitomorfi, singolarmente ripresi al centro degli scompartimenti del dorso, caratterizzati da quattro porzioni provviste di filetti paralleli. Tracce di quattro lacci. Capitelli rinnovati. Cucitura su due fettucce. Indorsatura realizzata tramite aletta verticale cartacea. Labbri ornati con serie di tre filetti diagonali centrati da filetto continuo. Tagli dorati. Carte di guardia bianche. Rimbocchi discretamente rifilati. Stato di conservazione: discreto. Volume restaurato. Cerniere indebolite.

Il genere di manufatto e le note manoscritte consentono di attribuire la legatura alla fine del XVI secolo. In evidenza, i caratteristici scompartimenti del dorso, i tagli dorati e il testo.

 

 

Parti diverse fatte in Pregadi pel governo e regolamento della città di Venezia e dello stato veneto
Ms. cartaceo, secolo XVI
Ms. BUB, 1451/3
Provenienza: Ubaldo Zanetti

Cuoio di capra rosso cupo su cartone decorato in oro e in policromia. Cornice munita di scompartimenti ornati con fregi ad arabeschi. Al centro del piatto anteriore il leone di S. Marco in moleca, mentre su quello posteriore le armi della casata Michiel. Tracce di quattro lacci. Scompartimenti del dorso caratterizzati da seminato di quattro zampe di gallina addossate entro sfondo losangato. Capitelli rinnovati. Cucitura su quattro nervi. Indorsatura realizzata tramite alette orizzontali cartacee. Labbri ornati con filetto continuo. Tagli dorati. Carte di guardia bianche rifatte. Rimbocchi non osservabili.  Stato di conservazione: discreto. Cerniere indebolite. Volume restaurato.

Il genere di manufatto e le note manoscritte consentono di attribuire la legatura all’ultimo quarto del XVI secolo, eseguita a Venezia.

 

 

Cosa sono le commissioni dogali

Le commissioni dogali rappresentano un documento o una lettera ufficiale del Doge o del Governo di Venezia, diretto a un altro Governo o a un privato. Esse erano ricoperte riccamente: di solito in marocchino, in seta, in velluto, in argento, ma le più antiche anche in pergamena grezza, come quella del Doge Michele Steno a Daniele Barozzi, podestà di Pirano, nel 1411. Manoscritte su pergamena e precedute in genere da una pagina lussuosamente miniata, costituiscono importanti documenti ai fini della documentazione storica, oltre a essere preziosi oggetti d’arte; conservate inizialmente presso le famiglie veneziane che hanno dato nei secoli alla Repubblica magistrati in carica, sono andate progressivamente disperse sul mercato antiquario europeo e americano. La loro presenza è stata segnalata a partire dal 1473 sin verso il 1650; legate in numerose varietà di stili, tutte datate, costituiscono una sicura documentazione per la storia della legatura veneziana, pur essendo ogni esemplare in rapporto più al gusto personale del committente che a una tradizione istituzionalizzata. In una pubblicazione ad opera di Orfea Granzotto presenta e descrive con ampiezza di particolari 24 differenti tipi di Commissioni Dogali, dal 1411 al 1772.

Le più celebrate tra queste legature sono quelle a cassettoni, come quella proposta, costituite da piatti in doppio strato di cartone. Quello superiore, in cui è ritagliato il disegno dei compartimenti, viene incollato su quello inferiore; dopo la ricopertura con corame, vengono impressi sulla parte in cavo dei piatti stampi di metallo della forma del ritaglio (gli stampi recano incisi di solito disegni floreali), e al centro viene impresso il leone di San Marco in moleca4. Gli scompartimenti affossati vengono poi decorati con i disegni floreali pitturati con lacche colorate e in oro.

Le Commissioni eseguite nella prima metà del Cinquecento sono caratterizzate dallo stile dell’epoca: una cornice con arabeschi e specchio con fregi moreschi, oppure medaglioni con fregi geometrici. Sono dovute ai maggiori legatori veneziani dell’epoca: Andrea di Lorenzo (Andrea di Lorenzo – almeno 62 legature), Fugger Binder (almeno 7), Agnese Binder (almeno 46), Emblematic Binder (almeno 14). Quelle decorate all’orientale sono le più conosciute e apprezzate dai collezionisti, e forse sono state eseguite, almeno in parte, da legatori di origine orientale nella seconda metà del XVI secolo. Sono caratterizzate, al centro, da una mandorla caudata e, ai quattro angoli e lungo le cornici dei riquadri, da disegni di foglie e fiori di foggia araba, dorati e dipinti a lacca a vivaci colori. Cornici, angoli e stemma centrale sono situati in scomparti a fondo incavato. Nei documenti ufficiali, al centro del piatto anteriore, al posto degli arabeschi viene raffigurato, su fondo oro, il leone marciano, mentre su quello posteriore sono generalmente impresse le armi del personaggio cui il documento è destinato. Si conosce almeno una legatura, conservata alla Biblioteca Nazionale Braidense di Milano, in cui per il fondo è stata utilizzata la madreperla e per gli scompartimenti il legno. Queste lussuose legature a cassoni, chiamate anche veneziane, segnano il definitivo abbandono dei motivi classici rinascimentali e della tecnica ai piccoli ferri del periodo aureo del Cinquecento; la loro moda si impose dagli anni Sessanta del secolo e durò per buona parte del successivo.

Esse comunicano l’impressione di sontuosità, ma spesso difettano di accuratezza nell’esecuzione e risultano fragili a causa della tecnica particolare di lavorazione. Alla Pierpont Morgan Library di New York, due di esse sono sciolte e due altre mancano della prima pagina. In Italia se ne conoscono in collezioni private e in biblioteche e Istituzioni pubbliche quali tra l’altro l’Archivio di Stato, la Biblioteca Marciana e il Museo Correr di Venezia, la Queriniana di Brescia, la Teresiana di Mantova, la Braidense e Trivulziana di Milano, l’Estense di Modena e straniere. Da ricordare il non infrequente reperimento di Commissioni Dogali smembrate, dovuto al doppio, lucroso commercio della pagina miniata, con o senza il corrispondente documento pergamenaceo, staccata dalla sua lussuosa legatura.

In evidenza le zampe d’uccello, i tagli dorati e il testo.

 

 

DOMENICO : DA CORELLA, De Origine Urbis Florentiae
Ms. cartaceo, secolo XVI
BUB, Ms. 638
Provenienza: Benedetto XIV (1740-1758)

Cuoio di capra rosso su quadranti in cartone decorato a secco e in oro. Tre filetti concentrici dorati parzialmente collegati negli angoli. Motivi di gusto aldino, fiorami e cerchielli pieni negli angoli interni dello specchio; ampio ovale centrale provvisto di volute, fiorami, uccelli, leoni rampanti, vasi fioriti e rosetta a quattro lobi. Tracce di due coppie di bindelle in tessuto. Rosetta tetralobata centrale negli scompartimenti del dorso. Capitelli muniti di doppia anima avvolta da fili in canapa e in seta rosa a verde. Cucitura su sei nervi rilevati. Indorsatura realizzata tramite alette orizzontali cartacee. Labbri ornati con delle serie di filetti diagonali interrotte da coppie di filetti verticali. Rimbocchi rifilati senza particolare cura. Carte di guardia bianche. Tagli dorati. Stato di conservazione: mediocre - discreto. Spellature al materiale di copertura, parzialmente scomparso in testa al dorso. Cerniere indebolite. Angoli sbrecciati.

L’impianto ornamentale caratterizzato dall’ampio ovale centrale e i fregi propongono di assegnare la legatura all'ultimo quarto del XVI secolo, eseguita nel Veneto. In evidenza, la qualità del corame, le tracce delle due coppie di lacci, filetti diagonali interrotte da coppie di filetti verticali, pure presenti nei lavori rinascimentali transalpini, i tagli dorati, il frontespizio, l’introduzione, l’incipit e le carte miniate.

Volume appartenuto alla biblioteca del pontefice Benedetto XIV (1740-1758).