CICERO, MARCUS TULLIUS, Rhetoricorum ad Herennium libri quatuor
Lione, Sebastien Gryphius, 1543
BUB, A.V.D.VIII.13
Provenienza: Jacopo Bartolomeo Beccari
Cuoio di capra rosso su quadranti in cartone decorato a secco e in oro. Filetti concentrici. Cornice a due coppie di filetti caratterizzata da due fogliami addossati entro altrettante volute fogliate. Motivo a mensola negli angoli interni dello specchio, impressi addossati quattro volte nella cartella centrale, affiancati da fogliami trilobati ed oblunghi. Tracce di due coppie di lacci in velluto rosso. Rosetta pentalobata entro due bande orizzontali di fogliami negli scompartimenti del dorso. Capitelli muniti di anima circolare avvolta da fili in canapa. Cucitura su tre nervi rilevati tratteggiati. Indorsatura realizzata a mezzo di alette orizzontali cartacee. Rimbocchi rifilati senza particolare cura. Carte di guardia bianche. Tagli dorati incisi. Stato di conservazione: discreto. Spellature e bruniture al materiale di copertura.
I fregi e le note tipografiche inducono ad assegnare la legatura, alla metà del XVI secolo, eseguita a Venezia dal legatore emblematico del quale questa Istituzione custodisce un altro esemplare.
Artigiano attivo dal 1530 al 1552 circa, così connotato in quanto in possesso di una serie di ferri figurati, è da segnalare più per il numero di opere residue che per l’originalità dei decori. Commissioni di magistrati sono ornate con la figura della Giustizia affiancata dal leone di S. Marco con Fortitudo oppure la Vergine e il Bambino a rappresentare la misericordia. Due dei manufatti sono provvisti di fodera, circostanza inusuale per il periodo. Almeno 263 i manufatti censiti, incluso quello presentato. In evidenza i tagli dorati incisi. Volume donato nel 1766 da Iacopo Bartolomeo Beccari (1682-1766).
Statuti spettanti al governo della Repubblica di Venezia
Ms. membranaceo, secolo XVI
BUB, Ms. 1390
Provenienza: Giovanni Giacomo Amadei
Cuoio di capra rosso su quadranti in cartone decorato a secco e in oro. Fasci di filetti concentrici. Cornice caratterizzata da arabeschi. Ornamento costituito da moresche vuote entro sfondo parzialmente crivellato nello specchio. Tracce di quattro coppie di lacci in velluto rosso. Volute fogliate negli scompartimenti del dorso. Capitelli muniti di doppia anima in pelle allumata avvolta da fili in seta rossa e gialla. Cucitura su quattro nervi alternati a cinque apparenti tratteggiati. Indorsatura realizzata tramite alette orizzontali in corame. Labbri muniti di filetti diagonali. Rimbocchi rifilati senza particolare cura. Carte di guardia bianche. Tagli dorati. Stato di conservazione: mediocre - discreto. Diffuse spellature al materiale di copertura, parzialmente scomparso in testa al dorso dalla tonalità scolorita. Angoli parzialmente sbrecciati. Volume del blocco amplificato.
L’impianto ornamentale, i fregi e le note manoscritte inducono ad assegnare la legatura pubblicata al terzo quarto del XVI secolo, eseguita a Venezia dal Leermauresken - Meister.
Leermauresken Meister o Arabesque outline-tool binder. Maestro delle moresche vuote: così suona in italiano la denominazione coniata dalla studiosa Ilse Schunke nel 1964 per un maestro legatore operante a Venezia negli anni Sessanta del XVI secolo: pare tuttavia che in quel periodo a Venezia più legatori operassero con analoghi ferri vuoti, che venivano usati singolarmente a raffigurare moresche in eleganti schemi con limitate varianti. Nel 1991, secondo Anthony, Hobson erano note una ventina di legature con questo tipo di decorazione; successivamente Francesco Malaguzzi ne ha segnalato complessivamente una trentina cui sono da aggiungere ulteriori due esemplari.
In evidenza i capitelli in seta bicolore, la cucitura sui nervi alternati a quelli apparenti tratteggiati i rimbocchi approssimativamente rifilati, i tagli dorati anche riccamente incisi e il testo.
MESUE, Opera de medicamentorum purgantium delectu, castigatione, & vsu
Venezia, Lucantonio Giunta <2.>, 1581
BUB, A.IV.C.III.26
Cuoio di capra rosso su quadranti in cartone decorato a secco, in oro e a colori. Cornice a due coppie di filetti anche incrociati, caratterizzata da motivi trilobati, fiorami entro volute, fronde. Specchio provvisto di fogliami tetra lobati, ovale crivellato, volute fiorite, fregi a pipistrello, stelle a sei punte, corolle azzurrate panciute e le armi (80x55 mm) riferibili alla città di Bologna. Tracce di quattro lacci in tessuto rosso. Capitelli, indorsatura, rimbocchi, carte di guardia rinnovati. Cucitura su sette nervi. Tagli dorati incisi ornati con coppie di gigli addossati entro scompartimenti. Stato di conservazione: mediocre. Bruniture al materiale di copertura, scomparso quello originale lungo il dorso.
L’impianto ornamentale, qui particolarmente ricco, i fregi e le note tipografiche consentono di assegnare la legatura all’ultimo quarto del XVI secolo, eseguita a Venezia dall’Oval-Meister o Maestro dell’ovale, artigiano così connotato dalla studiosa Ilse Schunke in considerazione dell’ovale centrale, attivo verso il 1580 circa, sembra che la sua opera, 173 gli esemplari noti esclusi quello presente, le legature note, sia stata influenzata da contemporanee legature romane. In evidenza l’ampio ovale crivellato, pure presente in produzioni veneziane coeve e i tagli dorati incisi.