«La più importante maschera espressa dal cinema italiano dopo il ’45 rimane Alberto Sordi». Tullio Kezich (Panorama, 13 novembre 1975)
Alberto Sordi sembra interpretare i personaggi dei suoi film anche fuori dal set: questo emerge nella serie di fotografie che Rodrigo Pais scatta nelle diverse occasioni in cui lo incontra per la città di Roma. Buffo, compiaciuto, incredulo, sbeffeggiante, annoiato, esaltato, patetico, sorridente: l’attore interpreta i sentimenti con la mimica del volto. Così Pais lo ritrae all’entrata del Teatro Quattro Fontane con sguardo sornione e quasi imbarazzato (o forse è una recita?) davanti ai flash dei fotografi e subito dopo con espressione da cascamorto a fianco di una sofisticata signorina. Oppure alla partenza del 3° Rally del Cinema, nel 1956, con cronometro alla mano e sguardo scaltro: la tre giorni automobilistica con traguardo a San Remo in cui l’attore vince il premio Pegaso d’oro e una fiammante automobile. Comico anche quando l’occasione richiede serietà e formalità, come al voto alle elezioni amministrative del 1956 e del 1960: con la sua espressione dubbiosa non fa mancare una risata anche quando si trova a fianco a due suore al tavolo del seggio elettorale. Con aria esaltata, occhi sgranati e sorriso a trentadue denti Pais lo ritrae assieme ad un gruppo di americani allievi dell’aeronautica nel 1961. Con una faccia interrogativa ai limiti dello sberleffo lo vediamo seduto al tavolo con l’amico produttore Dino De Laurentiis alla serata di premiazione dei Nastri d’Argento, e ancora con il produttore alla partita Italia-Urss con atteggiamento borioso sugli spalti.
In fondo, probabilmente senza rendersene conto, il tipo che egli così intelligentemente e vividamente ha inventato, era necessitato fuori da lui, dalla società in cui egli vive in assoluta acribia». Pier Paolo Pasolini, La comicità di Sordi, gli stranieri non ridono (Il Reporter, 19 gennaio 1960)