LIVIUS TITUS, Historiarum ab urbe condita
Ms. cartaceo, secolo XV
BUB, Ms. 919
Provenienza: Filippo Maria Monti

Pelle allumata conciata in verde su assi in faggio smussate ai contropiatti. Cinque borchie cave (quattro al piatto posteriore) dentro uno sfondo circolare. Tracce di quattro fermagli costituiti dai lacerti di altrettante bindelle in pelle allumata conciate in rosso nella porzione superiore, assicurata a mezzo di tre chiodi in ottone dalla testa piatta al piatto anteriore e da due paia di impronte di contrograffe lanceolate a quello posteriore. In testa al dorso, il titolo dell’opera inchiostrato entro etichetta rettangolare cartacea. Capitelli muniti di anima in pelle allumata arrotolata avvolta da fili in canapa. Cucitura su tre nervi in pelle allumata fendue assicurati con chiodo in ferro arrugginito alle estremità. Indorsatura realizzata tramite alette membranacee orizzontali di recupero. Rimbocchi rifilati senza particolare cura. Carte di guardia assenti. Tagli rustici. Stato di conservazione: mediocre. Materiale di copertura parzialmente scomparso, dalla tonalità interamente scolorita lungo il dorso. 

I supporti assi in faggio smussate ai contropiatti, la chiusura al piatto posteriore, i nervi in pelle allumata fendue e le note manoscritte inducono ad assegnare la legatura al XV secolo, eseguita in Italia. In evidenza le borchie munite di due fori in testa, i nervi ancorati con chiodo in ferro arrugginito alle estremità, il colore originale ai rimbocchi, i tagli rustici e l’incipit.

Volume appartenuto alla biblioteca di Giovanni Garzoni bolognese (Bologna, 1419 - 28 gennaio 1505) medico storico e umanista italiano

 

 

ALBERTI, LEON BATTISTA, De re aedificatoria opus elegantissimum et quammaxime utile
Firenze, Nicolo di Lorenzo, [29.12.1485]
CISTC ia00215000 IGI 155
BUB, A.V.A.III.6

Fondello in cuoio di bazzana marrone su assi di faggio smussate ai contropiatti in corrispondenza dei tagli, decorato a secco. Quattro rettangoli disposti verticalmente caratterizzati da due filetti bruniti incrociati. Tracce di due fermagli. Scompartimenti del dorso pure provvisti di un paio di filetti intersecati. Capitelli, cucitura, indorsatura e carte di guardia (parzialmente) rinnovati. Tagli rustici. Stato di conservazione: discreto. Materiale di copertura e grana in parte scomparsi. Restauro della Legatoria artistica, Rolando & Pietro Gozzi, Modena.

I supporti in faggio smussati ai contropiatti, i quattro fermagli dalla chiusura al piatto posteriore e le note tipografiche propongono di assegnare la legatura all’ultimo quarto del XV secolo, eseguita in Italia. In evidenza i tagli rustici, l’incipit e il restauratore.

 

 

PARADIN GUILLAUME, Histoire de nostre tems
Lyon, Pierre Michel, 1558
BUB, A.M.G.II.17 

Cuoio di bazzana marrone su assi lignee smussate ai contropiatti decorato a secco e in oro. Due fasci di filetti concentrici. Cornice caratterizzata da barrette diritte e ricurve, occhi di dado. Coppia di nodi collegati nello specchio. Capitello assente in testa, in canapa e in lino verde al piede. Cucitura su quattro nervi. Indorsatura non osservabile. Rimbocchi discretamente rifilati. Carte di guardia bianche rifatte. Tagli rustici. Stato di conservazione: mediocre. Volume restaurato.

La coperta recuperata congiuntamente al testo propongono di assegnare la legatura al terzo quarto (?) del XVI secolo, eseguita in Italia. In evidenza l’impianto ornamentale, la decorazione del genere mudejar e i supporti smussati. Frontespizio illustrato. Caratteristica del volume proposto è l’incassatura o remboîtage.

 

Che cos'è l'incassatura o remboîtage

 Consiste:

  1. nel rimettere un libro nella sua legatura originale dopo averlo lavato e restaurato;
  2. nell’inserire un libro in una legatura non sua, preferibilmente d’epoca e in buono stato, proveniente da altro libro, possibilmente coevo e della stessa misura. Se la legatura è ben scelta e ben applicata, non è facile accorgersi del remboîtage; lo specialista tuttavia avverte che il libro soffre, recalcitra, si gonfia talvolta fino ad uscire dai suoi limiti.

Elementi utili per l’identificazione sono:

  • l’unghiatura eccessiva;
  • l’imperfetto legame della coperta con il corpo del volume, sicché l’una non aderisce perfettamente all’altro;
  • la decorazione anacronistica rispetto alla data di stampa del libro: ad esempio un titolo sul dorso di un libro stampato nella prima metà del XVI secolo;
  • un’etichetta in cuoio sul dorso di un libro edito prima della fine del XVII secolo (i due ultimi elementi potrebbero tuttavia essere stati aggiunti in un secondo tempo su una coperta originale).

Non sono di per sé probanti per riconoscere un remboîtage, ma possono comunque indicare un intervento di rilegatura o restauro i seguenti elementi:

  • la presenza, sul fondo delle carte o dei fascicoli, di uno o più fori non strettamente necessari per il passaggio dello spago della cucitura;
  • i nervi originali tagliati (non rotti per usura) all’altezza della fenditura di ingresso nell’asse;
  • il rifacimento del capitello.

Il rilievo di caratteri perfettamente allineati nelle legature con supra libros suggerisce l’impiego del compositoio, strumento in uso solo dai primi anni del XIX secolo, e quindi potrebbe significare che la coperta è stata eseguita dopo quel periodo. L’impressione a mano con lettere a punzone mostra sempre caratteri non allineati, talvolta traballanti, con titoli spesso errati.
Rara è l'incassatura di libri antichi di formato oblungo o di libri molto piccoli perché non è facile reperire testi a stampa con queste caratteristiche. È stato pure segnalato il riutilizzo, anche se raramente, in genere su volumi di formato più piccolo rispetto all’originale, di coperte ricollocate in senso orizzontale anziché verticale, riconoscibile per l’anomala disposizione della decorazione.
Poiché attribuisce arbitrariamente a un libro la legatura pensata per un altro, esso è considerato dai collezionisti attenti come una pecca, che toglie pregio al volume.

 

Che cos'è il mudejar

Mudejar è una decorazione fiorita in Spagna dal XIII secolo agli inizi del XVI, caratterizzata, nelle legature, da piccoli ferri che imprimono linee dritte e curve a imitazione di cordonetto, cordoncino a rigatura diagonale, riunite in una miriade di combinazioni a formare nodi, anelli, lacci, rombi, circoli, croci decussate; impressi a secco e disposti secondo vari schemi, questi ferri possono ricoprire tutta la coperta. Pertanto, il termine mudejar può riferirsi, nel contesto di una descrizione, tanto alla decorazione quanto ai ferri o allo stile nel suo insieme.
Nato e sviluppatosi nel periodo della Riconquista (dall’XI al XV secolo), questo stile, che deriva dalla fusione di elementi gotici con altri di derivazione islamica, è il più importante e originale prodotto della legatura spagnola.

Veniva eseguito da artisti detti mudejares (letteralmente, coloro che sono rimasti), perlopiù mori o ebrei islamizzati, rimasti in Castiglia dopo la riconquista cristiana. Nelle città conquistate si erano stabiliti artigiani arabi i quali erano in grado di impiegare tecniche che avevano raggiunto un grado di perfezione sconosciuto in Europa. Una delle attività maggiormente sviluppate fu quella della concia delle pelli; la tecnica ispano-musulmana riusciva a ottenere, con i cordovani e le bazzane (pelli di capra e di montone), cuoi fini, lisci e brillanti, adatti a ricevere l’impressione di decorazioni assai più delle rozze pelli di capra, porco, vacca, vitello o cervo che venivano normalmente impiegate nel resto d’Europa.
Lo stile moresco venne introdotto in Italia attraverso Alfonso V d’Aragona, detto il Magnanimo, che nel 1443 conquistò il regno di Napoli e poi lo resse con il nome di Alfonso I. Il sovrano portò infatti al proprio seguito legatori catalani, fra i quali Baldassarre Scariglia, che diffusero la conoscenza della decorazione a imitazione di nodi e l’uso di riempire gli spazi liberi della coperta con singoli, piccoli ferri mudejar.

Nel XVI secolo questo stile influenzò non poco la decorazione delle legature a Firenze, Milano, Venezia e, più tardivamente, in Francia, dove le caratteristiche composizioni a nodi e barrette ebbero grande diffusione.

E’ possibile suddividere lo stile mudejar in 4 gruppi:

  1. gruppo: tipo musulmano, con un grande intreccio centrale o motivi a stelle o esagonali, incrociati e ripetuti
  2. gruppo: motivi centrali di stile gotico (rosoni, motivi quadrilobati, croci, losanghe, scudi), ripetuti anche due o quattro volte
  3. gruppo: senza motivo centrale, con riempimento uniforme dei piatti. I ferri sono disposti in un grande rettangolo centrale circondato da una o più cornici collegate tra loro, fino a riempire completamente il piatto
  4. gruppo: più tardivo (fine XV e inizio XVI secolo), caratterizzato da uno o due grandi cerchi centrali, decorati con piccoli ferri e con una cornice più o meno larga.

Secondo la studiosa spagnola, l’appartenenza di ogni singola legatura a ciascuno di questi gruppi dipende più dalla bottega in cui sono state prodotte che dalla data di esecuzione.

Per vari che siano i modelli decorativi mudejar, si può comunque affermare che nelle legature più antiche prevale in genere uno schema geometrico dal forte influsso arabo, caratterizzato da grandi motivi centrali a intrecci esagonali o a stella. Più tardive sono invece le decorazioni a cornici concentriche, che fanno già presagire lo stile plateresco. In tutte le sue manifestazioni la decorazione moresca, a secco, presenta schemi puramente astratti, come per tradizione religiosa è regola nei manufatti islamici.

La più importante collezione di legature mudejar per quantità di manufatti (circa 500 pezzi), si trova nella biblioteca del Capitolo della Cattedrale di Segovia.