Ph. Rodrigo Pais | Baraccati di Viale Trastevere, Roma, luglio 1966 - Ph. Luciano Nadalini | Campo profughi Sahrawi a Tindouf, Algeria, 1997

La povertà è noiosa, si ripete. Dalle baraccopoli romane e dai «bassi» di Napoli, alle «coree» di Milano, alle «favelas» di Rio de Janeiro, alle «villamiserias» di Buenos Aires, alle «poblaciones» di Santiago del Cile, alle «barrajadas» di Lima, ai disperati di Harlem o alle persone che cadono addormentate ogni sera sui marciapiedi di Bombay, la testa raccolta nel canestro che è la loro unica proprietà: al di sotto d'una certa soglia, la povertà è sempre la stessa, immutabile e monotona come la vita. Ma fotografare la povertà è difficile perché è difficile fotografare la mancanza di oggetti, il vuoto, la penuria.

Franco Ferrarotti, Dal documento alla testimonianza. La fotografia nelle scienze sociali, Liguori Editore, Napoli, 1974, p. 33.

 

I "mondi lontani dal centro" indagati da Rodrigo Pais durante tutto l'arco della sua carriera fotogiornalistica, sono essenzialmente racchiusi nella periferia della città di Roma e in alcune zone rurali dell'Italia centro-meridionale. Nei quartieri periferici, nelle borgate ufficiali e nei borghetti nati a ridosso delle zone abitate si delinea quella condizione umana che descrive con grande efficacia Franco Ferrarotti: donne, uomini e bambini che vivono in povertà all'interno di misere abitazioni o agglomerati di baracche costruiti con materiali di fortuna. 

Partendo dalle fotografie di Rodrigo Pais, sono state selezionate altrettante immagini prodotte dal fotoreporter Luciano Nadalini in luoghi e tempi assai distanti e l'associazione di queste immagini crea un dialogo visivo che lega le case popolari di Primavalle con le abitazioni di Damasco, i bambini che giocano nel fango di Borghetto Alessandrino con quelli della cittadina albanese di Scutari, i bambini tra i rifiuti delle case abbarbicate all'acquedotto Alessandrino con quelli che si arrampicano sui resti di un mezzo pesante nella cittadina di Zakho nel Kurdistan iracheno. Susseguono poi le immagini legate all'approvvigionamento idrico e alle condizioni abitative: le donne con bacinelle e fiaschi al Quartiere Gianicolense e le bambine con taniche di plastica al Campo profughi Sahrawi di Smara a Tindouf in Algeria, un gruppo di ragazzini che riempie latte di metallo al Borghetto Prenestino e bambini a una fontana di un villaggio nel Golfo di Fonseca in Honduras e ancora le case popolari del rione Celio e le abitazioni di legno su palafitte del Nicaragua, i baraccati di viale Trastevere e le tende dei campi profughi, le capanne di paglia dell'Agro Pontino e le baraccopoli del barrio di Luanda e infine i palazzi popolari del quartiere Garbatella accostati a quelli della città albanese di Tirana.