La Divina Commedia di Dante Alighieri. Esposizione, testo e varianti di edizioni e codici insigni a cura di Nicola Zingarelli. Tavole illustrative da opere antiche e moderne ordinate e commentate da Paolo D'Ancona. Bergamo, Istituto italiano d'arti grafiche, stampa 1934Le figure femminili nella Divina Commedia sono numerose.

Alcune sono donne dei miti greci, altre della Bibbia, alcune sono realmente esistite, altre sono inventate. Alcune di loro sono personaggi realmente esistiti ma rivestiti di nuovo significato: ad esempio, Beatrice. Altre sono allegorie, ovvero personaggi con caratteristiche simboliche. Altre ancora, infine, sono personaggi con caratteristiche indipendenti da qualsiasi significato simbolico.

Beatrice è il personaggio femminile più importante della Commedia, ma non è certamente l'unico: insieme a lei compaiono Lucia, la Vergine Maria, ma anche Francesca da Polenta, la puttana Taide, la “femmina balbuziente”, Pia de’ Tolomei, Sapìa di Siena (Purgatorio), Piccarda Donati e Costanza d’Altavilla trascinate fuori del convento, Cunizza da Romano, Raab la cananea di Gerico. 

In questa sezione della mostra virtuale proponiamo le raffigurazioni di quattro figure femminili nelle edizioni della Divina Commedia uscite dai primi dell'Ottocento alla metà del XX secolo: Francesca da Rimini, Pia de' Tolomei, Piccarda Donati e infine Beatrice. 

Ognuna incarna un aspetto dell'amore: Francesca l'amore passionale, Pia l'amore coniugale, Piccarda l'amore caritatevole, Beatrice l'amore che salva. 

 

L'amore e il peccato: Francesca da Rimini

Le notizie storiche su Francesca da Polenta, detta da Rimini, sono poche. Figlia di Guido da Polenta il Vecchio, signore di Ravenna, Francesca fu data in sposa, intorno al 1275-1282, a Gianni Ciotto o Gian Ciotto o Gianciotto Malatesta, signore di Rimini, dal quale ebbe una figlia, di nome Concordia. Innamorata di Paolo Malatesta, suo cognato, fu uccisa insieme a lui dal marito, in una data compresa tra il 1283 e il 1286.

Nonostante l'episodio di cronaca dovesse essere ben presente ai coevi, non ce n'è traccia nei cronisti del tempo e Dante fu l'unico narratore sincrono della vicenda.

L'episodio è famosissimo. Il poeta incontra l'anima di Francesca nel II Cerchio dell’Inferno, quello dove sono eternamente puniti i lussuriosi (Inf. V). In questo luogo buio, dove si ode un fragore assordante come quello del mare in tempesta, le anime dannate vengono trasportate dalla bufera infernal che mai non resta (Inf. V, 31). Paolo e Francesca sono qui condannati a essere trasportati insieme eternamente dal vento, come in vita furono trasportati e travolti insieme dal turbine della passione. E' Francesca che parla e racconta la sua vicenda (immagini dalla 1 alla 10).

 

L'amore coniugale: Pia de' Tolomei 

Nel Purgatorio, tra le anime penitenti, Dante incontra Pia de’ Tolomei (Pur., V). La incontra nel secondo balzo dell'Antipurgatorio, dove sono le anime di coloro che morirono di morte violenta e si pentirono solo all’ultimo. Prima di accedere alle cornici, pertanto, devono sostare nell’Antipurgatorio per un numero di anni pari a quelli che vissero.

Non sappiamo molto di Pia, se non che fu di Siena e che sposò un nobile della Maremma, che la uccise attorno al 1297, per gelosia o per poter sposare un’altra donna.

Il suo intervento è brevissimo: Pia parla solo per sei versi (Pur.V, 130-136). 

«Deh, quando tu sarai tornato al mondo,
e riposato de la lunga via»,
seguitò ‘l terzo spirito al secondo, 

ricorditi di me, che son la Pia:
Siena mi fé, disfecemi Maremma:
salsi colui che ‘nnanellata pria

disposando m’avea con la sua gemma».

Di tutta la sua vita, ricorda soltanto l’amore verso il marito e il momento delle nozze e chiede a Dante di ricordarla nel mondo dei vivi, affinché si preghi per la salvezza della sua anima e di quella del marito (immagini dalla 11 alla 13).

 

L'amore come carità: Piccarda Donati

Tra gli spiriti difettivi che incontra in Paradiso nel cielo della Luna (III, 36 sgg.), Dante incontra le anime delle donne che non hanno potuto mantenere i voti monastici perché rapite dal convento.

La prima è Piccarda Donati, sorella di Forese e di Corso. Entrata giovinetta nel convento di Santa Chiara a Firenze, Corso la fece rapire per darla in sposa a Rossellino della Tosa, per motivi di convenienza politica.

Piccarda non serba alcun rancore verso i responsabili della sua sorte e non desidera un più alto grado di beatitudine, perché lei e le altre anime desiderano solo ciò che a Dio piace e non chiedono altroPoi l'anima si dilegua cantando l’Ave Maria (immagini 14 e 15).

 

L'amore come salvezza: Beatrice

Figlia di Folco Portinari, Beatrice (1266-1290) è quasi coetanea di Dante. Il poeta la vede per la prima volta a nove anni e se ne innamora perdutamente. Nel 1287 sposa Simone de’ Bardi: il suo matrimonio era stato concordato quando lui aveva dodici anni e la futura moglie dieci. Beatrice muore giovanissima, a soli 24 anni. 

Dante la trasfigura nella donna ideale, nella donna-angelo, come tutti i poeti del Dolce stil novo facevano con le loro donne. Le dedica la Vita nova (1292-93), in cui parla del suo rinnovamento spirituale provocato dall'amore per lei.

Nella Divina Commedia compare in Inf. II, quando Virgilio dice a Dante che in cielo tre donne lo proteggono. La Vergine Maria lo ha visto in pericolo, perciò si è rivolta a Lucia, che si è rivolta a Beatrice, che è discesa all’inferno, nel Limbo, per chiedere a Virgilio di andare in suo aiuto. Così il poeta scioglie i dubbi e Dante riprende il viaggio che voleva interrompere.

Nel corso del viaggio nell'inferno e nel purgatorio Beatrice è la figura che incoraggia Dante nei momenti difficili e gli dà la forza di continuare il cammino.

Poi ricompare in Pur., XXX, in cima al purgatorio, nel paradiso terrestre, e, con sorpresa del lettore, accoglie Dante rimproverandolo in modo assai aspro di averla dimenticata preferendole i beni terreni. Dante accetta i rimproveri e scoppia in un pianto di sincero pentimento che lo scusa delle colpe commesse.

Quindi con Beatrice inizia il viaggio di cielo in cielo nel paradiso, fino alla fine del viaggio. Nel paradiso la figura di Beatrice è guida attraverso i cieli; maestra che corregge pazientemente gli errori di Dante; figura della Grazia che anticipa i pensieri e i desideri di Dante; intermediaria che potenzia le facoltà di Dante, perché possa sostenere visioni ed esperienze insopportabili ai mortali.

Beatrice accompagna Dante attraverso tutti i cieli, diventando sempre più bella e luminosa, finché cede il posto a Bernardo di Chiaravalle, simbolo della fede mistica (immagini dalla 16 alla 36).