Dalla redazione posta ai piani superiori del grande edificio di via dei Taurini 19 si passa agli ampi spazi dedicati alla creazione del quotidiano e caratterizzati da tecnologie, strumenti e mestieri tipici della carta stampa nell’epoca del piombo: lo Stabilimento Tipografico G.A.T.E.
La tipografia... Un mondo indimenticabile fatto di sapori e di odori, di uomini bravissimi e rapidissimi. I tipografi erano capaci di prendere con le mani interi articoli trasformati in righe di piombo, poggiarli e sistemarli all'interno dei contenitori delle pagine, dove tutto veniva organizzato secondo i "menabò". Con quelle loro pinzette, i tipografi erano rapidissimi nel tagliare gli articoli troppo lunghi o "interlineare" i troppo brevi. Il rapporto con i tipografi era bellissimo: a volte di pieno accordo, a volte conflittuale. Poi c'era la grande rotativa: un mostro smisurato di tre piani di altezza, lunga quanto un peschereccio d'alto mare. A quella macchina, lavoravano tipografi del tutto particolari, addetti anche ai "flani", sui quali veniva "soffiato" il piombo fuso. Erano considerati come i fuochisti dei grandi transatlantici: un po' ribelli e un po'anarchici. Ma c'era il compagno Cima, un ex pugile, che sorvegliava l'andamento del lavoro. Erano tempi d'oro e il sabato e la domenica si "tirava" anche un milione di copie che gli "Amici dell'Unità" portavano in ogni angolo d'Italia e in ogni casa. Quando le tirature erano alte, la rotativa "partiva" verso le 18 e tutto il palazzo tremava per le vibrazioni di quella macchina gigantesca.
Wladimiro Settimelli, Dalle rotative partigiane ai turisti di via Due Macelli: i traslochi de l'Unità, «l’Unità», Anno 81 n. 354, 24 dicembre 2004, p. 11