La diffusione militante de «l’Unità» portò i suoi risultati migliori nella prima metà degli anni '70 quando il giornale aumentò la diffusione parallelamente ai consensi elettorali del Pci, con le vendite che raggiunsero circa 200.000 copie al giorno e un incremento sostanziale nelle giornate domenicali grazie alle edizioni straordinarie. Nelle immagini selezionate emerge con forza la classe operaia e proletaria come tipologia di lettori predominante come operai di fabbrica, muratori, carpentieri, manovali, minatori, garzoni, etc.
Prima ancora di scriverci, l'Unità l'ho letta. Ma per prima cosa l'ho diffusa. Non venduta. Non dovete immaginare gli strilloni col giornale che ancora qualche anno fa si vedevano ai semafori. Diffondere voleva dire andare nelle case, suonando ai campanelli di domenica mattina, farsi dire cento no e qualche sì. A Ponte Milvio, il mio quartiere e la mia sezione del Pci, ne facevamo arrivare ogni domenica mattina cento, duecento copie all'edicola in piazza. Ci dividevamo in gruppetti, ognuno un pezzo di quartiere. Io andavo verso via Flaminia Vecchi e Tor di Quinto. Oggi sono le strade della movida di Roma Nord, a quel tempo c'erano le case dei muratori, poi le baracche piene di umidità dei "cicoriari", le famiglie che si sostenevano tra i lavori occasionali: svuota cantine (stracciaroli si diceva a Roma), manovali e anche la raccolta della cicoria veniva venduta nei mercati rionali.
Roberto Roscani, l'Unità. Una storia, tante storie, Fandango: Roma, 2024, p. 5.