La donazione di Benedetto XIV

Che un papa di età moderna doni la propria biblioteca a un’istituzione culturale al di fuori di Roma è già di per sé un fatto raro. Che poi insieme ai 25 mila volumi, esso doni anche l’archivio delle carte personali è ancora più rimarchevole. 

Questa singolare donazione, ipotizzata già nel 1744-45, fu definitivamente sanzionata da Benedetto XIV con il motu proprio del 6 settembre 1754 a favore della biblioteca dell’Istituto delle Scienze di Bologna, oggi BUB.

Quadreria, inv. 302   

Prospero Lambertini, nato a Bologna il 31 marzo 1675, morto a Roma il 3 maggio 1758, eletto papa il 17 agosto 1740, mostrava in questo modo il legame profondo che lo univa alla sua città natale. Egli dava ai bolognesi e agli ospiti della città un immenso patrimonio di carte e libri.

Il dono riguardò – come stabilì il motu proprio – la «Nostra libreria, e quanto ai libri stampati e quanto ai libri e fogli manoscritti» con la sola eccezione dei materiali «appartenenti alle Cause, ed affari trattati nella nostra Inquisizione del S. Offizio», e «gli altri spettanti ai negozi ed affari della nostra Santa Sede, che si debbono consegnare al custode dell’Archivio Vaticano», per un totale di 18 capsule di materiali. Lambertini chiese che il fondo librario rimanesse indiviso nella sede bolognese e, quanto ai libri, di «non permettere che ne sia alienato veruno» anche in caso di «duplicati».

 

La Biblioteca personale di Benedetto XIV

Il primo colle di libri giunse a Bologna nell'agosto 1755 e l’ultimo nel febbraio 1757. I libri furono dapprima sistemati nell’Aula Magna, separati dagli altri e collocati nella scaffalatura in noce costruita dall'architetto Carlo F. Dotti, su progetto e dietro il finanziamento di papa Lambertini. Nel novembre 1756 la biblioteca fu aperta al pubblico. 

La “domestica libraria” di Benedetto XIV è ricostruibile grazie al BUB, 425 tt. I-IV, “Catalogus Bibliothecae Domesticae SSmi Domini Nostri Benedicti XIV P.O.M. […] Index Generalis Auctorum… auspicijs et Iussu ejusdem Summi Pontificis digessit, exaravit, perfecit Anno Jubilaei MDCCL”. Tale catalogo costituisce l’attestazione più precisa dei volumi e delle edizioni dei libri posseduti dal papa e da lui consultati. Il catalogo fu realizzato nel 1750 e completato successivamente con le acquisizioni librarie fino a poco prima della morte del donatore. La quasi totalità di questi volumi è oggi consultabile presso la BUB nella sala collezioni speciali; alla Biblioteca apostolica vaticana furono donati alcuni libri e manoscritti rari.

I libri furono divisi per materie in modo che ciascun trovasse il sito più conveniente al resto della biblioteca «tenendoli però tutti uniti in un Corpo, come ebbi ordine – attesta l’archivista Ludovico Montefani Caprara – , a riserva di alcuni pochi, che ho collocato altrove». Il 18 aprile 1759, l’archivista dell’Istituto dichiarava di avere terminato la schedatura, l’ordinamento e la collocazione dei libri in cinque classi: «Biblia, Teologia, Liturgia, Gius., Storia profana ed ecclesiastica» con predisposizione di due repertori: l’uno alfabetico e l’altro per materie «che bisognerà poi ricopiare in buona forma».

 

Il catalogo dei libri a stampa (Ms. 425) 

 

Fondo archivistico di Benedetto XIV

Diversa dai libri fu la sorte dell’archivio delle carte

Alcuni documenti di Benedetto XIV furono bruciati dal segretario del papa Giandomenico Ciampedi poco prima della morte del pontefice e per sua volontà. 

Morto il papa il 3 maggio 1758, il 10 gli Assunti dell’Istituto delle scienze chiesero e ottennero che le carte fossero mandate a Bologna; esse furono ingressate dall'archivista Montefani tra il 15 maggio e il novembre 1758. Egli fece predisporre «cassette fatte a libri» per contenere i fogli sparsi dei manoscritti, «con le armi di N.S. e lo spazio per scrivervi sopra il contenuto e meglio conservarli» e un inventario, attualmente introvabile.

Tra ottobre e novembre 1760, il prefetto dell’ASV, Giuseppe Garampi, fu incaricato dal segretario di stato di papa Clemente XIII, Cardinale Luigi M. Torriggiani, di recuperare i materiali che avevano «correlazione con il pontificato […] che direttamente spettano al governo sì spirituale che temporale della Santa Sede e che sono perciò inseparabili dalla medesima».

Le oltre cento capsule di carte e mazzi spediti a Roma diedero vita al Fondo Benedetto XIV: bolle e costituzioni, in Archivio segreto vaticano, composto da 29 volumi e furono in parte dispersi in altri archivi vaticani (Archivio del Sant’Uffizio, oggi Archivio della Congregazione per la dottrina della fede, Biblioteca Casanatense, Biblioteca apostolica vaticana).