MAGNUS, IOHANNES, Historia Ioannis Magni Gothi sedis apostolicae legati
Roma, Giovanni Maria Viotti, 1554
Raro D.37
Provenienza: Giuseppe Gaspare Mezzofanti

Cuoio di capra bruno su quadranti in cartone decorato a secco e in oro. Filetti concentrici. Cornice caratterizzata da motivo a torciglione. Nastri incrociati a delimitare gli scompartimenti provvisti di sfondi crivellati, motivi pieni e vuoti fitomorfi di gusto orientaleggiante. Tracce di quattro lacci. Capitelli, cucitura, indorsatura, rimbocchi, carta di guardia rinnovati. Labbri muti. Tagli dorati. Stato di conservazione: mediocre. Spellature al materiale di copertura originale, scomparso lungo il dorso. Volume restaurato.

I fregi e le note tipografiche inducono ad assegnare la legatura al terzo quarto del XVI secolo, eseguita a Roma da Niccolò Franzese.

Legatore originario di Reims (Francia), nel 1526-1527 figura nel censimento effettuato a Roma, dove il Maestro lavorò per più di trent’anni (Bertolotti). Fu legatore vaticano dal 1556 al 1570-1571, epoca del decesso; la sua produzione passa attraverso tre successive fasi di evoluzione stilistica. All’inizio dell’attività, Niccolò eseguì per Giovan Battista Grimaldi una quarantina di legature di tipo Canevari, caratterizzate da cornici con moresche e tipici ferri: foglie di arum, cresta d’onda. Successivamente, negli anni tra 1547 e 1555, si fece predominante l’ispirazione francese, con legature caratterizzate da cornici con intrecci e targhe quadrilobate nello specchio. Dal 1556, nell’ultima fase che si protrasse sino alla morte, il Maestro produsse fastose legature in pelli di colore rosso acceso, con lussuose decorazioni dorate. Eseguì pure legature in pelle bianca e in marocchino. Si conoscono circa 150 sue legature, documentate prima da A.R.A. Hobson nel 1975, in seguito da M. Foot nel 1993. Alcuni suoi manufatti sono custoditi presso biblioteche italiane e straniere quali la Biblioteca Nazionale Braidense (Milano: 1), la Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele III (Roma: 1), la Biblioteca Riccardiana (Firenze: 3), la Pierpont Morgan Library (New York: 3), la Bodleian Library (Oxford: 3), la Biblioteca Vaticana (Roma: 28), la Bibliotheca Wittockiana (Bruxelles: 2).
In evidenza i tagli dorati, il frontespizio illustrato pure ripreso ai piatti, la marca tipografica e la nota di possesso. Volume donato da Pio IX.

 

 

Priviliegia, gratiae, favores, immunitates, exemptiones, et indulta Canonicorum Regularium S. Salvatoris ordinis
Ms. membranaceo XVI secolo
BUB, Ms. 1860

Cuoio di bazzana verde su quadranti in cartone decorato a secco e in lega d’oro. Filetti concentrici. Giglio negli angoli esterni della cornice. Armi riferibili al pontefice Paolo III (1534-1549) al piatto anteriore, prelatizie a quello posteriore. Tracce di quattro coppie di lacci. Capitelli in canapa. Cucitura su tre nervi rilevati in pelle allumata. Indorsatura realizzata tramite alette orizzontali membranacee. Labbri muti. Rimbocchi discretamente rifilati. Carte di guardia bianche. Tagli rustici. Stato di conservazione: mediocre - discreto. Diffuse spellature al materiale di copertura. Angoli incurvati.

Il genere di giglio accantonato e le note manoscritte propongono di attribuire la legatura alla metà del XVI secolo, eseguita a Roma, verosimilmente dal legatore vaticano Niccolò Franzese considerato il genere di cartella, peraltro adottata in foggia simile dal bibliopega pure capitolino Mastro Luigi. In evidenza il materiale di copertura in bazzana come suggerisce la disposizione dei follicoli, gli angoli ricurvi a causa dei supporti cedevoli in cartone, gli innesti dei lacci ai contropiatti, i tagli rustici e l’incipit.

 

 

DEMOSTHENES, Logon tmema proton-triton. Demosthenis orationum
Basilea, Johann, Herwagen,<1. ; 1522-1557>, 1547
BUB, A.V.P.XI.8/1

Cuoio di capra marrone su quadranti in cartone decorato a secco e in oro. Filetti concentrici. Coppia di cornici provviste di fregi stilizzati, coppie di archi e foglie cuoriformi. Capitelli muniti di anima circolare avvolta da fili in canapa e in lino marrone. Cucitura su sette nervi in pelle allumata, tre dei quali a filetto orizzontale centrale e
quattro tratteggiati. Indorsatura realizzata tramite alette orizzontali membranacee di recupero. Labbri muti. Rimbocchi rifilati senza particolare cura. Carte di guardia bianche. Tagli dorati incisi. Stato di conservazione: discreto. Cerniera indebolita al piatto anteriore. Angoli ricurvi.

I fregi, i tagli dorati brillanti incisi e le note tipografiche inducono ad attribuire la serie di tre legature alla metà del XVI secolo, eseguite a Roma, in particolare da Marcantonio Guillery.

Legatore francese, nacque verso il 1510 e fu il più giovane tra i maestri legatori rinascimentali vaticani maggiormente noti (gli altri due erano Mastro Luigi e Niccolò Franzese); viene identificato dalla studiosa Ilse Schunke come Maestro Farnese. La sua attività principale fu quella di tipografo e libraio: tuttavia gli stretti rapporti con gli stampatori Dorico fecero sì che alternasse all’attività principale quella, marginale, di legatore.
A differenza di Niccolò Franzese, che rimase sempre radicato nella tradizione d’oltralpe, Guillery rivela un forte gusto romano, che manterrà lungo l’arco della sua produzione, databile fra il 1540 e gli anni Sessanta del secolo. Le 71 legature Canevari costituiscono il 70% circa di quelle da lui realizzate, quasi la metà di quelle
pervenuteci. Egli legò non più di una trentina di volumi al di fuori della collezione Canevari di Apollo e Pegaso: una produzione sorprendentemente modesta per un legatore della sua abilità e del suo gusto, che lavorò per oltre 20 anni. Di Guillery sono note anche una decina di legature di piccolo formato pronte per la vendita, conosciute come miniature bindings (1546-1565).
Tra i fregi più caratteristici impiegati da Guillery, ricordo una coppia di delfini addossati con una palmetta sovrastante, quattro piccole foglie stilizzate disposte a formare un rombo, un disegno formato da tre quarti di cerchio accoppiati e contrapposti, una palmetta, barrette ricurve intrecciate, due archetti addossati, una fiamma.
Tra le biblioteche e i musei italiani e stranieri che custodiscono legature di Guillery figurano: la Biblioteca dei Padri Gerolamini di Napoli (18), la Biblioteca civica Berio di Genova (1), il Museo Civico di Padova (1), la Biblioteca Casanatense di Roma (2), la John Rylands University Library di Manchester (2), la Pierpont Morgan Library di New York (3), la Biblioteca Wittockiana (3), la Biblioteca Trivulziana di Milano (1) e la Biblioteca Ambrosiana di Milano (1).
In evidenza i tre nervi a filetto centrale e tratteggiati, qui tutti funzionali al collegamento tra blocco e coperta: nelle produzioni rinascimentali italiane consistono invece solitamente in nervi strutturali alternati a cuciture apparenti.

 

 

Arte vetterale, o sia l’arte di medicare cavalli
Ms. cartaceo, secolo XVII
BUB, Ms. 1350/1

Cuoio di bazzana marrone su quadranti in cartone decorato a secco. Impianto ornamentale caratterizzato da motivi fitomorfi, anche entro scimpartimenti. Laccio in cuoio rinnovato. Capitelli assenti. Cucitura su tre contrafforti a mezzo di lacci in pelle allumata. Indorsatura assente. Rimbocchi rifilati senza particolare cura. Carte di guardia bianche. Tagli rustici. Stato di conservazione: mediocre. Spellatura al materiale di copertura. Blocco avulso dalla coperta.

Tra i motivi, i fregi entro sfondo cuoriforme e quelli entro sfondo quadrangolare, del genere pure utilizzato dalla bottega vaticana Soresini (1585-1630 circa), e le note manoscritte inducono ad assegnare la legatura al primo quarto del XVII secolo, verosimilmente eseguita a Roma.
Eseguito con cuoio al naturale o più spesso pergamena, questo tipo di lavoro può presentare piatti rigidi o flosci, generalmente muniti di lacci, con un prolungamento a ribalta dei labbri anteriori a copertura del taglio, o a busta. In quest’ultimo caso, il piatto posteriore è munito di un prolungamento che, passando davanti al taglio anteriore, copre per un terzo o anche per metà la superficie del piatto superiore. Questo prolungamento, di forma rettangolare, triangolare o trapezoidale, viene allacciato al centro della coperta con un bottone di pelle o metallo, con una fibbia o con legacci. Spesso nelle legature archivistiche in pergamena vi sono rinforzi costituiti da due o più bande in cuoio cucite a vista, ricoperte da un intreccio di sottili strisce di pergamena o di pelle allumata che fasciano il dorso e parte dei piatti. Talvolta questi rinforzi in cuoio si prolungano fino al taglio anteriore e, muniti di fibbie metalliche, costituiscono un sistema di chiusura. Il dorso è piatto. La cucitura dei fascicoli di queste legature presenta numerose varianti: a catenella, su nervi semplici o doppi, in cuoio, pelle allumata o pergamena arrotolata. Talvolta il filo di cucitura passa direttamente attraverso il dorso della coperta.
L’eventuale decorazione è generalmente «a secco», talora arricchita dalla data dorata di produzione del manufatto; colma gli scompartimenti non occupati da bande di rinforzo; negli esemplari più antichi è ottenuta con semplici disegni geometrici, nei più tardi con i fregi propri delle varie epoche. In evidenza i rimbocchi approssimativamente rifilati, i tagli rustici e il testo.