• Biblioteca Universitaria di Bologna
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dal 01 FEBBRAIO 2025 al 28 MARZO 2025

Biblioteca Universitaria di Bologna

2025 Sommovimenti verticale

Ph. Credits Paola Lucrezi - Lo sprovveduto (caduta), 2023 - Acquaforte, acquatinta, fondino rullato - mm 200x150

 

 

Inaugurazione

Sabato 1 febbraio 2025 alle ore 16.30 nell'Aula Magna della Biblioteca Universitaria di Bologna, Via Zamboni 35

 

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SINGOLARITÀ DELL’INCISIONE, Bruno Ceci

Agli inizi dell’ottocento Pietro Zani nei "Materiali per servire alla storia dell’incisione" scriveva: “Ma tant’è, lo studio della meravigliosa arte dell’intaglio è stato in tutti i tempi trascurato e negletto e la maggior parte dei moderni scrittori si perde a ripetere [...] le cose già esposte dagli altri “. Una presa di posizione solitaria, dettata dal desiderio di restituire valore d’arte ad un linguaggio particolarissimo, e di fare chiarezza contro gli equivoci ingenerati da un comune atteggiamento critico, propenso a considerare l’arte incisoria subalterna alla pittura, privandola di ogni valenza creativa. Nella lucida apertura dello Zani avvertiamo la prima anticipazione di quella rigorosa e sostanziale attenzione portata a cogliere ciò che è proprio del linguaggio incisorio, il suo senso vero e fondamentale, la sua essenza, entrando nel pieno di un’esperienza rischiosa ma vitale, continuamente attraversata dalla forza corrosiva della ricerca. Lungo questo itinerario incontriamo al dischiudersi della modernità l’acume critico di Baudelaire, che, in una pagina ancora oggi illuminante per la sua singolare attualità, parla dell’acquaforte come di “un’arte profonda e perigliosa [...], e come ogni grande arte, così complicata nella sua apparente semplicità, abbisogna di una lunga dedizione per essere condotta al suo grado più alto”. Entro questo orizzonte mentale, fatto di umile sapienza e di abnegazione, di pochissime cose e molto spirito, di silenziose intimità e segreti svolgimenti, di severità di accenti e tese essenzialità, l’incisione può con slancio manifestare la propria singolarità, contro ogni inspiegabile resistenza e prevenuta incomprensione.

Le immagini dei ventinove incisori facenti parte dell’Associazione Nazionale Incisori Contemporanei ci dicono che l’arte incisoria è un impegno ed un’inquietudine dell’anima, che per entrare nei suoi segreti itinerari occorre prendere coscienza dell’essenziale legame che unisce/divide il bianco dal nero, o i colori di luce da tonalità offuscate, ascoltare la prossimità di tale distanza, o meglio rivelare che la vera prossimità passa sempre attraverso la differenza, essere consapevoli che la maggior luce si nutre di tenebre, che la luce medesima non potrà mai spossessare l’ombra della sua parte imperscrutabile.

Protagonisti di un luogo, vale a dire l’Associazione, dove confluiscono cammini dialoganti, essi hanno vissuto l’incisione come un’esperienza fondamentale, al punto che dal loro percorso creativo appare evidente che si sono votati ad un compito a cui hanno potuto dare visibilità solo impegnandovi la parte migliore della loro esistenza. 

Dando ragione a Baudelaire, i nostri incisori non hanno mai voluto prendere scorciatoie, non hanno mai cercato di semplificare le cose, ma in piena coscienza hanno seguito il loro impulso più autentico, sempre sostanziato da una riflessione critica e creativa, che li ha condotti a vivere l’incisione con il massimo impegno. Proprio perché la loro ricerca è nata e nasce da urgenze autentiche, non sono mai stati scalfiti da mode passeggere, né, come nei nostri anni è spesso successo, hanno contaminato e vilipeso un linguaggio così complesso e arduo con espedienti di natura impoetica, poiché il loro lavoro è stato sempre improntato da una convinta tensione etica. Negli svolgimenti dell’incisione contemporanea la nascita dell’Associazione si è configurata come quell’angolo d’incidenza da cui ripartire, per lacerare i veli di una situazione ambigua, che irresponsabilmente ha utilizzato il linguaggio incisorio in modo inautentico e strumentale. Con la sua manifesta trasparenza essa è entrata sulla scena del mondo e qualcosa è accaduto: silenziosamente tracce che aspiravano ad essere sono andate ad impressionare un punto sulla lastra sensibile del tempo storico e la parola incisoria ha potuto riconquistare il suo bagliore. Calvino direbbe che la storia significativa di questa Associazione appare come uno di quei “punti privilegiati” in cui l’esistente ritrova un senso, mai ultimativo perché vivente. Gli eventi che l’hanno vista protagonista hanno avuto la capacità di ritrovare i segni necessari ed essenziali, perché sono i segni che mancano e quelli eseguiti senza enfasi a portarci al cuore delle cose, a cogliere la dimensione chiaroscurale dell’esistenza.
L’Associazione non è stata un arrivo, ma si è prefigurata come una partenza, la quale ha saputo confidare nel sostanziale soffio di diverse creatività poetiche, figlie della discrezione, perché agire con discernimento in questi travagliati anni significa prediligere l’identità alla visibilità, l’essere all’apparire, il palpito vitale di un segno ad una visione spettacolare del mondo.
È grazie ai nostri artisti e al loro desiderio di condividere impegno ed aspettative che è ancora possibile un pensiero della ricerca, il quale si apre a quel tempo altro, liberandoci dal tutto indifferenziato, dalla vuota uniformità che ha reso tutto uguale, da quel continuum che ci fa parlare tutti allo stesso modo e ha reso opaco il nostro vedere.
Il dono prezioso e le feconde sollecitazioni che ci vengono dall’incontro con queste immagini incise, singolari interpretazioni ai testi poetici di Eugenio De Signoribus, ci dicono come esse siano insieme urgenza e profondità di pensiero e rigorosa indagine formale, e come segretamente tra l’individualità di queste immagini e le poesie si sia stabilito un legame reale, un’intensa intimità, una comune profondità di coscienza, che denotano la piena vitalità del linguaggio incisorio e della parola poetica.
All’interno dalla pura disponibilità degli spazi della Biblioteca Universitaria di Bologna avvertiamo che una trama segreta prende vita, dei linguaggi si pensano, si esprimono, palpitano un senso.
Questa situazione accade perché una piccola ma significativa comunità di artisti si è unita in un progetto comune, per una verità, quella riconducibile al mondo dell’incisione, che viene percepita in comune. Sono rari questi istanti in cui un’arte rivela il suo modo peculiare d’essere. Col tremore con cui ci giunge l’inaspettato, una verità parla, si intreccia nelle opere, è calata in esse, le connota, comincia ad essere percepita nel silenzio che si crea nei momenti previlegiati, e si offre alle coscienze. Tutto un modo di pensare, vivere, sentire, penetra nelle opere facendosene contenuto, un contenuto che diventa materia di linguaggio, perché diventa modo di formare che il mondo spirituale dei nostri artisti ha trovato come proprio.

È necessario sottolineare che questo importante evento si lega alla realizzazione di una preziosa edizione d’arte, tanto rara al giorno d’oggi perché estranea ad una mera funzione d’uso, ma come le poche cose che richiedono un’amorevole cura, ha comportato una dedizione assoluta. A tale dedizione sono riconducibili le problematiche, i desideri, gli intenti, gli interrogativi, le attese che hanno consentito ad un poeta, una delle voci e delle coscienze più autentiche della poesia italiana contemporanea, ed a diverse personalità artistiche di trovarsi e dialogare in un’esperienza straordinaria, fiorita in un tempo della riflessione e del sentimento e nello spazio dell’autenticità e del riserbo.

 

PROGETTO A CURA DI: Associazione Nazionale Incisori Contemporanei
IN COLLABORAZIONE CON: Biblioteca Universitaria di Bologna