• Aula Magna della Biblioteca Universitaria di Bologna
    44.4970362 11.3528858

07 MARZO 2023

Aula Magna della Biblioteca Universitaria di Bologna
dalle 17:00 alle 18:30

In occasione delle celebrazioni per il cinquecentenario della nascita di Ulisse Aldrovandi, la Fondazione Federico Zeri, in collaborazione con Biblioteca Universitaria, propone tre incontri dedicati al tema della raffigurazione degli animali nella pittura e nella scultura del Cinquecento.  A cura di Andrea Bacchi e Marcello Calogero

Nel 1598 un lontano corrispondente chiese a Ulisse Aldrovandi di identificare un animale misterioso di cui era sopravvissuta solo la coda: il professore rispose che l’unica soluzione era «far disegnare o dipingere cotesta coda nel modo che si ritrova».
Siamo alla fine del Cinquecento, quando gli artisti in grado di riprodurre fedelmente gli animali - veri o fantastici - erano ormai diventati degli specialisti rispettati e contesi tra duchi, collezionisti e scienziati. 

Anche Aldrovandi ammise in più di un’occasione che senza l’aiuto degli artisti, il suo «microcosmo di natura» non sarebbe mai stato completo: Giovanni de’ Neri, Cristoforo Coriolano e i Ligozzi gli permisero di collezionare migliaia di specie tra le pagine dei suoi album e dei suoi libri. Ma come si era arrivati a questo punto?

Con rare eccezioni, gli animali erano tradizionalmente considerati un soggetto secondario di quadri, affreschi e arazzi: elementi per caratterizzare un paesaggio, per riempire i piatti di una tavola imbandita, o tuttalpiù per decorare una cornice. Grazie all’interesse degli studiosi – primo fra tutti il naturalista bolognese – pesci, uccelli e draghi passarono (letteralmente) dai margini al centro della scena. 

Sulla scorta degli studi enciclopedici a carattere botanico e zoologico che proliferarono in tutta Europa grazie a studiosi come Ulisse Aldrovandi, anche presso la corte dei Medici si registrò, nella seconda metà del Cinquecento, un crescente interesse naturalistico. Dopo l’istituzione degli orti botanici e dei serragli, le collezioni fiorentine si saturarono di naturalia e di specie botaniche essiccate, mentre andò sempre più radicandosi  in città la scultura d’animali. Ciò risulta evidente negli allestimenti delle grotte dei giardini medicei di Castello e di Boboli dove gli eredi della bottega di Niccolò Tribolo si cimentarono nell’esecuzione di bestiari in pietra mentre il fiammingo Giambologna, ma anche i toscani Bartolomeo Ammannati e Giovan Battista del Tadda licenziarono un originale repertorio di uccelli in bronzo. Tacchini, corvi, poiane, aquile reali e pavoni – quasi impressionistici nei loro piumaggi e attitudini – presero vita inaugurando la stagione di un più vasto interesse per la raffigurazione di animali che, se ebbe il suo epicentro nella Firenze granducale, finì  per investire le principali corti europee a partire dalla fine del XVI secolo.

Attività nell'ambito di Aldrovandi 500

 

Come partecipare alla conferenza

Ingresso gratuito, con prenotazione obbligatoria https://eventi.unibo.it/prenotazioni-bub/giambologna-ammannati-giovan-battista-del-tadda-e-la-grotta-degli-animali