31 GENNAIO 2006

Aula Magna

Grazie all’uso di tecnologie di punta nell’analisi non invasiva delle opere d’arte è stato possibile sottoporre per la prima volta ad approfondite indagini il Codice Cospi, l’antico libro del Messico precolombiano che da secoli fa parte del patrimonio librario bolognese. Il Codice Cospi, un libro indigeno messicano del XV secolo, è uno dei soli quindici libri dell’America precolombiana sfuggiti alla furia distruttrice dei conquistatori spagnoli. Data la preziosità dei pochi codici esistenti, è stato sinora impossibile sottometterli ad analisi scientifiche che ne indagassero le tecniche di manifattura e di elaborazione. Oggi, grazie alle tecnologie innovative del Laboratorio Mobile del Centro di Eccellenza Scientific Methodologies Applied to Archaeology and Art (SMAART), (tecnologie che lo stesso centro ha già applicato a opere celebri come il David di Michelangelo o La Madonna dei Fusi di Leonardo da Vinci) e alla collaborazione della Direzione della Biblioteca Universitaria e della cattedra di Civiltà Indigene d’America del Dipartimento di Paleografia e Medievistica dell’Università di Bologna, è stato possibile sottoporre, per la prima volta al mondo, ad analisi tecniche un codice precolombiano. Le tecniche usate (spettroscopia, MicroRaman, fluorescenza, ecc.) hanno permesso di identificare i coloranti usati dagli antichi pittori, nonché di avanzare ipotesi sulle diverse fasi di realizzazione dell’importante manoscritto pittografico. 

I risultati delle analisi saranno presentati presso l'Aula Magna della Biblioteca Universitaria (ingresso da via Zamboni 35) martedì 31 gennaio alle ore 17.00 dal prof. Antonio Sgamellotti, docente di chimica inorganica dell'Università di Perugia e responsabile del Centro SMAART; la storia del misterioso Codice e le sue coloratissime immagini saranno, inoltre, raccontate da:

  • Laura Laurencich Minelli, Professore di Civiltà indigene d'America, 
  • Davide Domenici, archeologo 
  • e Biancastella Antonino, direttrice della Biblioteca Universitaria