1968: Manifestazione di studenti all'Università La Sapienza e corteo nelle vie della città fino a Piazza Cavour. Roma, 27.4.1968

Il 1968 è l’anno definito in maniera unanime come anno degli studenti in cui la parola d’ordine è "potere studentesco", un movimento contro le dinamiche che fino ad allora hanno caratterizzato l’ambiente accademico. In Italia fin dal mese di febbraio, periodo in cui si raggiunge il livello di estensione massimo del movimento studentesco, accadono numerosi episodi di contestazione e dissenso che anticipano di diversi mesi le proteste sorte a livello internazionale. Manifestazioni, cortei, occupazioni, assemblee, contro-corsi, sit-in, mobilitazioni, cartelli di protesta, slogan, sgomberi, scontri e arresti sono all'ordine del giorno nell'anno in cui i giovani acquisiscono la consapevolezza di poter mutare le dinamiche collettive e in cui la repressione da parte delle forze dell'ordine inizia a pervadere le strade.

 

“La violenza, gli studenti del ’68 la incontrarono senza teorizzarla. La incontrarono nella forma consueta della «repressione», come allora si definiva l’intervento poliziesco dello stato, ad appena due mesi dall'inizio delle agitazioni. A Torino i primi mandati di cattura contro esponenti del movimento (tredici) furono emessi il 2 marzo 1968. La precocità di queste risposte repressive, la sensazione che i problemi posti dalle lotte studentesche venissero elusi nei loro risvolti politici per essere affrontati solo come temi di ordine pubblico, segnarono le caratteristiche dell’impianto genetico del rapporto tra il movimento e la violenza, contribuendo a fissarne anche i tratti politici. Si trattò, in questo senso, di una violenza essenzialmente difensiva, resa obbligata dall'iniziativa politica dell’avversario e come tale mai teorizzata come valore in sé, come un asse strategico di riferimento.” 

G. De Luna, Interpretazioni della rivolta in T. D’Amico, Gli anni ribelli 1968-1980, (1998)