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Scavando nei manoscritti di Ulisse Aldrovandi...

Il restauro di 45 volumi, 15 dei quali manoscritti, eseguito quest'anno dal Laboratorio Restauro "San Giorgio" di Roma, ha costituito una preziosa occasione di "scavo archeologico" per i 12 manoscritti di Ulisse Aldrovandi sui quali si era deciso d'intervenire. Infatti, lo smontaggio dei volumi per consentire il restauro della legatura, ha permesso di recuperare numerosi frammenti membranacei manoscritti, riutilizzati sia come rivestimento o "ripieno" dei piatti, sia nell'indorsatura.

Due di questi, dopo il restauro, sono stati riportati in vista sul piatto anteriore della coperta, perché contenenti informazioni aventi attinenza con il manoscritto: il nome dell'autore (Aldrovandi) e l'indice del contenuto (ms. Aldrovandi 56, II e ms. Aldrovandi. 21, V); tutti gli altri, invece, sono stati recuperati e conservati a parte in una cartella di cartoncino, suddivisi in base alla segnatura del manoscritti da cui provengono.

Tolta una decina di frammenti di manoscritti ebraici, si tratta di frammenti di codici latini di diverse dimensioni, che vanno da minuscoli "francobolli" di pergamena, a pagine di grande formato (il primo posto spetta ad un frammento che misura 422x270 mm), più o meno lacunose. Molti dei frammenti conservano tracce di decorazione: capilettera in rosso o filigranati in rosso e blu, in un caso addirittura si notano tracce dell'oro di un capolettera miniato. I frammenti provenienti dai mss. Aldrovandi 21, I e III si presentano come eleganti specimina paleografici con la loro scrittura gotica, i capilettera di tipo onciale e le lettere di modulo grande.

Tuttavia, a parte l'esame codicologico delle caratteristiche esterne di questi frammenti, grandi sorprese potrebbero venire dallo studio del loro contenuto, soprattutto di quelli ebraici: in due casi, infatti, ci siamo trovati davanti ad ampie porzioni (mm 398x270) di un testo vocalizzato disposto su colonne con postille marginali (ms. Aldrovandi 21, II e ms. Aldrovandi 97), che ora aspettano solo l'intervento dello specialista.
Altrettanto interessanti si annunciano i frammenti provenienti certamente da uno stesso codice biblico, con testo su due colonne e titolo corrente in inchiostro rosso che rimanda in un caso al libro dell'Esodo (ms. Aldrovandi 66) e nell'altro a quello di Giobbe (ms. Aldrovandi 21, V), più un altro, senza titolo, ma quasi sicuramente riconducibile ad un testo del Vecchio Testamento (ms. Aldrovandi 56, II).

Se questo intervento di restauro ha portato anche ad altri recuperi di materiali originali, come le innumerevoli striscioline di antica pergamena utilizzate per rinforzare la piega dei fascicoli di uno dei volumi della settecentesca Miscellanea Tioli (ms. 2948, vol. 36°) o ad altre interessanti scoperte, come quella delle stampe usate per "foderare" la coperta del volume contenente una miscellanea di opere dell'Aldrovandi stampate a Francoforte nel 1623 (collocazione: A.IV.H.III.10/1-4) ed ora "salvate" nella riproduzione digitale su CD che documenta tutti i lavori eseguiti, certamente nulla può superare per importanza questo ritrovamento di frammenti nelle antiche legature dei manoscritti dell'Aldrovandi, il quale, ancora una volta, ci appare come ineguagliabile motivo di studio e di ricerca.

I manoscritti del Fondo Aldrovandi che aspettano un intervento di restauro sono ancora molti e nuove sorprese sono sicuramente in agguato per bibliotecari e studiosi.

Laura Miani