Qualcosa di nuovo, anzi d'antico
in BUB. Ricerche e cataloghi sui fondi della Biblioteca Universitaria di Bologna
A cura di B. Antonino, con la collaborazione di P. Moscatelli, Argelato (Bologna), Minerva Edizioni, 2008
Recensione di Zita Zanardi
Recentemente, nel corso di un viaggio effettuato per lavoro, il loquace tassista cui avevo comunicato la mia destinazione, mi ha chiesto stupito: "In biblioteca? E che cosa c'è di interessante in una biblioteca?".
Ebbene - pur nutrendo l'intima speranza che non siano molte le persone che si pongono, e pongono, una simile domanda - ho però riflettuto sul fatto che spesso le biblioteche custodiscono tesori insospettati, per quantità, per qualità o per entrambe, come in questo caso, e che dev'essere quindi sempre accolta con entusiasmo, e anzi incoraggiata, la realizzazione di uno strumento che permetta di approfondire la conoscenza di quelle che a tutti gli effetti possono essere considerate - come scriveva Marguerite Yourcenar nelle sue Memorie di Adriano - dei granai pubblici dove "ammassare riserve contro l'inverno dello spirito".
È quindi con compiacimento che va accolto questo elegante volume che la stessa Biancastella Antonino, direttrice della Biblioteca Universitaria di Bologna, presenta così: "Non sappiamo bene [...] se questo primo numero diventerà un periodico con cadenza annuale, come a noi piacerebbe, o costituirà il primo volume di una collana che potrà continuare anche con volumi monografici; sappiamo, però, che questa pubblicazione certamente avrà un seguito e si arricchirà di tanti studi e scritti, perché tanti saranno gli studiosi, soprattutto giovani, con i quali saremo pronti a collaborare".
La Biblioteca Universitaria - la "BUB", come è familiarmente chiamata da chi vi lavora o la frequenta - è una delle istituzioni più prestigiose della città e custodisce raccolte che per la loro importanza e peculiarità hanno superato i confini regionali e quelli nazionali, grazie anche alle numerose iniziative che il suo personale instancabilmente organizza.
Nonostante ciò siamo ancora ben lontani dal conoscerne, quantomeno in maniera approfondita, le multiformi risorse.
Questo volume si propone proprio di aiutarci a percorrere più agevolmente la via verso tale conoscenza. Dei vari saggi che lo compongono, ricchi di informazioni e corredati di belle immagini, mi limiterò a citarne due, a puro titolo esemplificativo: il primo si occupa di Luigi Ferdinando Marsili e del campo d'interesse dell'eclettico studioso forse più sottovalutato (come nota l'autrice, Andrea Ubriszy Savoia): quello botanico. A Marsili dobbiamo tra l'altro l'indiscusso merito di avere fondato, nel lontano 1712, l'Istituto delle scienze, al quale avrebbe poi lasciato la sua eredità culturale (costituita di manoscritti, libri a stampa, collezioni scientifiche), a cui si sarebbe in seguito aggiunta quella del naturalista Ulisse Aldrovandi e, nel 1755, il prezioso lascito di papa Benedetto XIV Lambertini. Fu quest'ultimo a trasformare l'Istituto nell'attuale Biblioteca, che conta ormai oltre un milione e duecentocinquantamila volumi (per non citare la quadreria e le altre raccolte), grazie anche alla disposizione del pontefice bolognese che obbligava i tipografi locali alla consegna di almeno una copia di ogni opera stampata.
L'altra ricerca si intitola "La virginità trionfante e la presenza femminile nei fondi della Biblioteca Universitaria": è dedicata alla collega Rita Giordano, che con la sua abituale professionalità, accompagnata da una grande sensibilità, aveva raccolto i materiali necessari all'allestimento di una interessante quanto originale "mostrina" sui libretti a stampa del Seicento e del Settecento scritti per le monacazioni femminili, un'esposizione che purtroppo non poté vedere e che venne comunque allestita in sua memoria nell'atrio della splendida Aula Magna dall'8 al 31 marzo del 2007.
Mi piace concludere con una frase citata dalla Antonino nell'introduzione alla mostra approntata per festeggiare i 250 anni dall'apertura della Biblioteca. Venne pronunciata il 12 novembre 1757 dal primo bibliotecario, Ludovico Montefani Caprara e rende ancora più chiaro, se necessario, il senso dell'attuale lavoro: "[...] cosicché io, in veste di Custode e Direttore della Biblioteca [...] inviti voi, i vostri figli e tutti i vostri discendenti da qui all'eternità, e anche i forestieri tutti, uomini o donne che siano, che dalla loro terra siano giunti o giungeranno a noi, a riflettere sull'opportunità e utilità di questa Biblioteca".
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