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Un progetto Nazionale di indagine sui Codici Nonantolani mediante microscopia Raman applicato ai manoscritti della BUB

Su indicazione della dott.ssa Maria Pia Branchi di Parma, che è in procinto di pubblicare l’ultima ricostruzione critica della produzione dello scriptorium di Nonantola, il gruppo di ricerca di Modena ha proposto un progetto di ricerca sui materiali impiegati per l’esecuzione delle opere. Si è proceduto a contattare varie biblioteche italiane per il consenso all’indagine non distruttiva delle opere. Per i codici custoditi presso biblioteche straniere è stata richiesta un’indagine da parte di colleghi dei paesi relativi.
L’utilizzo della scienza, e delle sue risorse, come strumento per analizzare e investigare i beni di interesse storico artistico è ormai un passo necessario e sempre più indispensabile per confermare e supportare gli studi storico-stilistici. La presenza di determinati pigmenti, delle loro miscele, dei leganti e degli inchiostri potrebbe essere determinante per identificare la provenienza di un’opera.
Le analisi effettuate, attraverso l’applicazione della spettroscopia Raman, dei codici Nonantolani custoditi presso la Biblioteca Universitaria di Bologna, sono state quindi mirate all’identificazione dei materiali e soprattutto dei pigmenti presenti nei capilettere e nelle miniature.

Caratteristiche della microscopia Raman
Quando un fascio di luce monocromatica incide sulla superficie di un campione possono verificarsi diversi fenomeni fisici: quello di nostro interesse riguarda la diffusione di radiazione da parte della zona colpita, la quale contiene informazioni sulle vibrazioni molecolari caratteristiche del composto chimico presente. Si registra mediante lo strumento uno spettro che confrontato con opportuni database di spettri di riferimento, consente di identificare il pigmento o l’inchiostro.
Un vantaggio che rende la microscopia Raman una tecnica fondamentale per lo studio dei beni culturali è la possibilità di investigare i materiali in maniera non distruttiva; essa può infatti essere applicata a qualsiasi sostanza, focalizzando una zona di pochi micrometri e incidendo con un raggio laser. L’impiego di uno strumento portatile permette inoltre di analizzare i codici in situ, sottoponendoli quindi ad uno stress minimo. In alcuni casi si ha l’inconveniente della emissione di fluorescenza, specie da parte di composti organici, di elevata intensità, che tende a mascherare la risposta e quindi l’identificazione dei composti.
La possibilità di variare la potenza del laser eccitatore ha permesso inoltre di scegliere caso per caso le condizioni operative migliori con cui minimizzare, da un lato, l’emissione di fluorescenza e favorire, dall’altro, le condizioni di risonanza permettendo una corretta interpretazione dello spettro registrato.

Risultati e discussione
Sono stati presi in considerazione i codici 701 Lattanzio, Divinae Institutiones, 1084 Sacramentario; 1576 Vitae Sanctorum; 1604; Acta Sanctorum, 2248 Sermones, 2824  Musicae Laudes. L’inchiostro identificato è risultato il ferrogallico in tutti i casi, ma questo non è un dato che consenta l’attribuzione dei sei codici allo scrittorio di Nonantola, in quanto per il periodo di esecuzione dei codici tale inchiostro risulta quello prevalente anche in altri scrittòri.
Nel codice 701 non sono presenti miniature né rubricature di lettere.


Fig.1 Dettagli di due inchiostri ferrogallici presenti nel codice 701.
Nel codice 1084 alla carta 4r si trova una miniatura policroma nella quale sono stati individuati come pigmenti: rosso Cinabro, blu Lapislazzuli, rosso arancio miscela Minio e Cinabro, nero Carbone. Il verde ha fornito uno spettro incognito che non è stato possibile identificare. Nelle miniature di altre carte (5 r, 10 r, 15 r) sono stati trovati la miscela di Biacca e Minio, oltre al Lapislazzuli e miscela di Minio e Cinabro in diverse proporzioni.


Fig. 2. La figura di Cristo alla carta 4r del codice 1074.
Nel codice 1576 il pigmento utilizzato per i capilettere colorati in rosso è il Minio; il giallo non ha fornito alcuno spettro, ma probabilmente si tratta di un composto organico in quanto esso fornisce un’elevata  fluorescenza. Nel passato diverse lacche o resine gialle venivano impiegate in miniatura.



Fig.3 Un capolettera colorato del codice 1576.
I pigmenti utilizzati per il rosso e il rosso-arancio dei capilettere e delle rubricature del codice 1604sono il Minio e il Cinabro, presenti in miscele di diversa composizione. Alla carta 42 r è da segnalare l’identificazione dell’Indaco come pigmento utilizzato per il blu.



Fig4. Capilettere rubricate e saltuario impiego di indaco nel codice 1604.
Nel codice 2248 è da segnalare la presenza di un inventario allegato rcante un bollo rosso di cinabro apposto a  Parigi nel 1796. Il pigmento utilizzato per le rubricature è il Cinabro, mentre per i capilettere è stato identificato il Minio; nelle miniature per il blu si è trovato il Lapislazzuli, per l’arancio il Minio, mentre il verde e il giallo non hanno dato uno spettro chiaro.
Da segnalare la presenza di una macchia blu sulla carta 1 v del secondo inventario, sicuramente successiva in quanto si tratta di Blu di Prussia, un pigmento che compare solo nella prima metà del XVIII secolo.



Fig.5 Alcuni dettagli delle lettere e delle miniature del codice 2248.
Il codice2824 si differenzia dagli altri per essere un codice Musicale. Per il rigo musicale si è si è ccertao l’impiego del Cinabro con pochissimo Minio, i capilettere di colore rosso sono costituite da una miscela di Cinabro e Minio, il giallo anche in questo caso non ha fornito uno spettro Raman e si riscontrava un’alta fluorescenza.


Fig.6. Dettagli delle carte del codice 2824.

 

Pietro Baraldi, Giulia Moscardi (Dipartimento di Chimica, Università di Modena e Reggio Emilia)