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Siamo particolarmente felici che la pubblicazione del lungo lavoro di studio delle fonti e di ricostruzione storica dell’ambiente culturale in cui il protagonista del libro fu inserito veda la luce proprio nell’anno del 250° anniversario dell’apertura ad publicam utilitatem della Biblioteca Universitaria, inaugurando, speriamo, una lunga serie di saggi e studi dedicati a questa istituzione.

E’ freschissimo di stampa, infatti, per i tipi della bolognese Patron , ma promosso dalla stessa Biblioteca insieme al progetto COFIN Oltre il testo, il saggio di Franco Pasti, bibliotecario della Universitaria, intitolato Un poliglotta in Biblioteca. Giuseppe Mezzofanti (1774-1849) a Bologna nell’età della Restaurazione. (Pàtron, 2006, p.181; Lyceum n.6)

Si tratta, in realtà, della sua tesi di laurea discussa con quella grande “maestra” quale è Maria Gioia Tavoni la cui presentazione-premessa, persino affettuosa, lasciamo parlare: “ Fu dunque facile trovare un accordo per la sua tesi di laurea che era rimasta inespressa a causa di molti fattori, non ultimo la mancanza di un docente specialista nell’Ateneo bolognese. La scelta cadde su di un personaggio assai noto per il suo non millantato talento nell’apprendere le lingue, estro che gli aveva consentito fama indiscussa in vita , ovvero sul celebre poliglotta Giuseppe Gaspare Mezzofanti. L’anello che congiungeva Pasti a Mezzofanti era formato da una solida catena: entrambi erano strettamente ancorati alla Universitaria bolognese della quale conoscevano tutti i tesori, compresi i percorsi catalografici dei codici orientali, alcuni dei quali comprensibili anche a Pasti per la sua vocazione alla conoscenza di alcune lingue dell’Oriente da lui molto amato”.

A dire il vero se la fama di Mezzofanti poliglotta, una sorta di leggenda vivente per il suo tempo, come in modo quasi avvincente racconta Pasti nel primo capitolo dedicato alla biografia dello studioso, gli sopravvisse ancora a lungo, poco anzi pochissimo si sapeva della sua lunga permanenza alla direzione della Biblioteca, allora denominata Pontificia Biblioteca di Bologna, che si protrasse dal 1815 al 1831. Al Mezzofanti bibliotecario della Restaurazione, Pasti dedica molte e documentate pagine, cui fa seguito un’Appendice di materiali prodotti sotto la sua direzione. Per rendere come meglio non sarebbe possibile con quanta partecipazione Pasti abbia reso il senso degli anni trascorsi da Mezzofanti a capo della Biblioteca ci piace citare ancora una volta quello che scrive la Tavoni nella sua premessa: “ E’ qui (si riferisce al III° e più cospicuo capitolo di cui sopra [n.d.r.]) che la storia del Bibliotecario si confonde con quella della Biblioteca, è qui che le Memorie inedite, compulsate e fatte rivivere da Pasti, provano l’annosa querelle di una biblioteca sempre in bilico tra la sua congiunzione all’Università e la sua antica autonomia. E’ qui soprattutto che lo spaccato della Biblioteca si offre attraverso coloro che all’interno vi profondevano molte energie. Furono i suoi bibliotecari, alcuni dei quali assursero a ruoli anche di prestigio, a collaborare per tentare di definire e difendere la fisionomia dell’Istituto, attraverso numerosi progetti che lungo il corso della conduzione di Mezzofanti vennero affrontati e alcuni significativamente realizzati avendo a modello le migliori soluzioni culturali e tecniche per consapevoli opportunità professionali che la nascente biblioteconomia italiana tentava di imporre al lavoro in biblioteca. E’ storia complessa che, nell’intreccio delle fonti, risponde a molti degli interrogativi che sembravano insoluti anche per quanto riguarda le vicende dei fondi librari bolognesi espatriati per volontà dei funzionari napoleonici, solo in parte rientrati nel periodo della Restaurazione e che, nella collazione delle varie redazioni inventariali, provano come poco fossero osservate le cosiddette “restituzioni”.

Una storia, dunque , vissuta e mai “neutrale” della Biblioteca si intreccia alla storia professionale del suo direttore nello studio, approfondito sulle fonti ma anche appassionato nello stile, di Franco Pasti e proprio per questo il suo lavoro si ispira al passato guardando e invitando a riflettere sul futuro.

Biancastella Antonino