Nuovi progetti di catalogazione di manoscritti
La Biblioteca Universitaria di Bologna ha promosso due lavori di catalogazione dei manoscritti, riguardanti rispettivamente il fondo ottomano, affidato alla dottoressa Orazgozel Machaeva, che consiste in quasi duecento manoscritti ottomani, e quello greco, affidato al dottor Angelo Bernasconi, di oltre settanta unità. La catalogazione sarà svolta secondo gli standard fissati dal software MANUS, distribuito dall'Istituto Centrale per il Catalogo Unico, e si orienterà quindi anche verso una prospettiva di sperimentazione, considerando la rarità dell'utilizzo di queste tecnologie nella catalogazione di manoscritti non latini, soprattutto nel caso degli orientali.
Il ricco fondo orientale, precisamente arabo-persiano-turco, racchiude più di cinquecento codici che hanno conosciuto in passato, per i primi, un elenco dettagliato ottocentesco ad opera del noto arabista Victor Romanovich Rosen (1849-1908), e un esauriente catalogo di Angelo Michele Piemontese, per i persiani (1989). Per il nucleo ottomano, invece, non esiste alcun catalogo a stampa, anche a causa della specificità dei codici ottomani che spesso sono miscellanee, sia dal punto di vista linguistico che strutturale.
Questo settore per il momento noto solo tramite alcuni inventari compilati in epoca prescientifica e rimasti manoscritti (Assemani, in latino, 1720; Mezzofanti, in italiano, 1803-1808), necessita di una catalogazione complessiva e sistematica condotta con criteri paleografici e testologici aggiornati. Un lavoro di prima ricognizione in questo campo, che è stato svolto in passato dalla stessa Machaeva, ha permesso di mettere in luce l'importanza e il valore della collezione, la seconda del genere in Italia dopo il Fondo della Biblioteca Vaticana, e di segnalare - in comunicazioni a congressi e in articoli - le sue caratteristiche generali, nonché la rilevanza di alcuni codici. Uno di essi, identificato e descritto per la prima volta, è risultato essere di valore unico per l'antichità di fattura e per le specificità grafiche e testuali del contenuto: il ms. 3583, un trattato poetico sulla medicina intitolato Tarwih al-arwah, "Ristoro degli spiriti", datato 1412 (1). Il numero complessivo dei codici classificati come turchi, che ufficialmente risulta di essere di 191, racchiude in realtà un patrimonio testuale assai più vasto e diversificato dal momento che si sono potuti riscontrare nel lavoro fino a qui compiuto una grande quantità di manoscritti miscellanei e plurilingui (arabo-persiano-turchi).
Il lavoro di catalogazione completa di questo fondo, risulta insieme opera di ricerca filologica in settore orientalistico e contributo alla conoscenza della storia degli studi orientali in Italia e in particolare a Bologna in epoca prescientifica. La storia della formazione del Fondo Marsili è descritta dallo stesso primo e ultimo possessore privato europeo della collezione, Luigi Ferdinando Marsili (2): la maggior parte dei codici è di origine "balcanica", in parte salvati da Marsili durante la riconquista cristiana di Buda (1686), in parte raccolti successivamente a Belgrado e in diverse località della Bosnia. Nel loro insieme dunque rappresentano un significativo esempio di quanto si concentrava in una zona periferica dell'Impero Ottomano. La possibilità di affrontare il complesso di questa tematica nella sua veste storico-letteraria e orientalistico-filologica potrebbe realizzarsi avvalendosi della ricca dotazione libraria nel campo orientalistico (repertori e opere di riferimento: cataloghi di manoscritti orientali, dizionari enciclopedici, riviste specialistiche in campo orientalistico) del Dipartimento di Studi Linguistici e Orientali dell'Università di Bologna, nonché della strumentazione tecnico-informatica moderna che permette la realizzazione materiale di un tipo di lavoro come quello qui proposto, la cui stesura a stampa comprende infatti testi scritti contemporaneamente in lingue e alfabeti diversi.
A ricerca completata in questo campo la Biblioteca Universitaria di Bologna disporrebbe di un Catalogo ragionato e scientificamente aggiornato di una parte del suo patrimonio manoscritto che rappresenta un bene culturale unico nel suo genere pressoché sconosciuto e attualmente quasi inconsultabile: gli elementi descrittivi di MANUS corrispondono in maniera esauriente alla complessità e specificità di questo nucleo di codici e la catalogazione qui proposta permetterebbe la valorizzazione di tale patrimonio rendendone noto il contenuto alle biblioteche e agli specialisti del settore di tutto il mondo.
Per i manoscritti greci il catalogo più recente e affidabile sul piano scientifico risale al 1895, con alcune piccole integrazioni e correzioni negli anni immediatamente successivi, ed è opera di Alessandro Olivieri (1872-1950), grecista insigne, allora ancora studente presso l'Ateneo bolognese sotto la supervisione di Vittorio Puntoni (1859-1926), titolare della cattedra di Letteratura Greca. Si tratta di un lavoro che richiede chiaramente una ampia revisione, anche alla luce dei più recenti studi codicologici e filologici, al fine di realizzare una moderna forma di valorizzazione dei manoscritti della Biblioteca Universitaria di Bologna.
Il fondo greco ha origine da una serie di donazioni di biblioteche private o dismissione di istituzioni ecclesiastiche. La sua organizzazione risente notevolmente di questo aspetto, non si caratterizza cioè per un programma culturale unitario, che preveda acquisizioni modulate su una prospettiva educativa o esaustiva. Le distinte collezioni spesso individuano, nella propria unicità, un indirizzo che le caratterizza, ma sono altrettanto frequenti i codici che abbiano un interesse, almeno agli occhi dei collezionisti, solo di curiosità. Si possono individuare sostanzialmente, a tutt'oggi, 79 codici greci, i fondi a cui si possono ascrivere sono: Lambertini, Marsili, Biblioteca dei Canonici Regolari di San Salvatore, Ashburner, Fontana. Una serie di manoscritti vari sono invece difficilmente attribuibili ad un fondo preciso o alle volte sembrerebbero presenti nella collezione "per puro caso".
I responsabili della descrizione dei fondi suddetti saranno particolarmente grati per ogni forma di collaborazione da parte di altri studiosi che possa contribuire alle rispettive opere catalografiche e sono contattabili presso la Sala Manoscritti della BUB o per e-mail.
Orazgozel Machaeva:
Angelo Bernasconi:
(1). Cfr. O. Machaeva, Il Tarwih al-arwah di Taj ad-Din Ahmedi. Un trattato in versi di medicina ottomana nel Fondo Marsigli della Biblioteca Universitaria di Bologna, in "Annali dell'Istituto Orientale di Napoli", vol. 55, 1995, fasc. 1, pp. 96-109.
(2). Cfr. la sua "Lettera-prefazione al catalogo dei manoscritti orientali", apparsa nella originaria stesura italiana a cura di A. Sorbelli in Scritti inediti di Luigi Ferdinando Marsigli raccolti e pubblicati nel secondo centenario della morte, Bologna, 1930, pp. 173-186)