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Beni culturali : il portale del CNR

di Franca Antonucci

“I libri sono pieni delle parole dei saggi, degli esempi degli antichi, dei costumi delle leggi, della religione. Vivono, discorrono, parlano con noi, ci insegnano, ci ammaestrano, ci consolano, ci fanno presenti ponendole sotto gli occhi cose remotissime dalla nostra memoria. Tanto grande è la loro dignità, la loro maestà e infine la loro santità, che se non ci fossero i libri, noi saremmo tutti rozzi e ignoranti, senza alcun ricordo del passato, senza alcun esempio; non avremmo alcuna conoscenza delle cose umane e divine, la stessa urna che accoglie i corpi cancellerebbe anche la memoria degli uomini.”

(Dalla lettera che il 31 maggio 1468 il Cardinal Bessarione indirizza al Doge Cristoforo Moro per offrire in dono a Venezia la sua biblioteca di 482 volumi greci e 264 latini e che costituirà il fondo iniziale della Biblioteca Marciana).

In una fase storica come quella odierna in cui la discussione sul concetto di identità nazionale, culturale e individuale, è intensa ed articolata, la riflessione citata diventa di stringente attualità. Il Patrimonio Culturale va inteso come la traccia lasciata nel tempo e nello spazio dall’identità culturale di un popolo, come la testimonianza della sua storia che si intreccia con quella della natura e degli altri popoli e contrassegna le espressioni più nobili come quelle del linguaggio, della vita di ogni giorno e dell’arte. E’ un’eredità condivisa e maturata nei secoli che va assicurata la più intatta possibile alle future generazioni. Il Patrimonio culturale è pertanto un bene prezioso con cui ci si identifica, ma che nel contempo, grazie ai valori di cui è depositario, contribuisce all’arricchimento dell’intera umanità. Tale Patrimonio ha una duplice essenza che per un verso è costituita dal patrimonio materiale fatto di siti archeologici, templi, cattedrali, castelli, musei, monumenti, etc.; dall’altro si riconosce nel patrimonio immateriale, ossia ideale ed intellettuale, che si trova a monte di esso.

Ma quali motivazioni ha oggi la salvaguardia dei beni culturali? Alcuni sostengono essere la salvaguardia di tale patrimonio un “dovere” affinchè l’uomo del terzo millennio possa fruirne. O per meglio esprimersi con le parole di Kant un imperativo categorico che dichiara un’azione come obiettivamente necessaria di per sè, senza relazione a qualche mira o finalità, dunque anche senza qualsiasi altro scopo. Altri sostengono essere la salvaguardia di tale patrimonio un piacere, se è vero che l’arte contribuisce alla felicità dell’uomo. Scrive Lorenzo il Magnifico: ”Tutti gli uomini sono venuti al mondo con un’innata sete di felicità e a questo fine, considerato unica e vera meta, tende ogni azione umana” e conclude: “Difficile però è sapere che cosa sia la felicità e in che consista e non meno difficile è raggiungere la meta riconosciuta”. Sicché se l’arte può rasserenare l’animo, acquietare le passioni, distogliere dagli affanni del vivere quotidiano elevando il pensiero dell’uomo, allora certamente salvaguardare il patrimonio artistico-culturale può contribuire alla felicità perché, come acutamente osserva Pascal, il pensiero costituisce la vera grandezza dell’uomo.

L’attività del Dipartimento Patrimonio Culturale (DPC)  del CNR contempla ed integra le ricerche su questi due fronti: da un lato, gli Istituti prettamente umanistici sviluppano ricerche innovative sulla conoscenza  del patrimonio, il suo inquadramento cronologico, storico ed artistico; dall’altro gli Istituti con un approccio tecnico-scientifico creano prodotti volti alla diagnosi e conservazione del patrimonio stesso, in vista di una sua migliore valorizzazione, fruizione e gestione. Da non sottovalutare l’importanza economica che si genera dall’attività di ricerca sul patrimonio, in virtù dei sempre crescenti scambi economici riferibili alla commercializzazione di esperienze culturali.  Il nostro Paese detiene la più alta concentrazione di beni culturali al mondo, proprio per la sua caratteristica di “Museo a cielo aperto”  ha maturato un ruolo leader nell’attività di ricerca sulla conservazione ed il restauro, esportando le sue scoperte e le sue innovazioni.

Negli ultimi anni, per iniziativa del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, delle Regioni, dei Comuni e con l’ausilio scientifico del mondo delle Università e di enti di ricerca come il CNR, molto è stato fatto per promuovere innumerevoli iniziative scientifiche, inserite in progetti integrati di ricerca e di intervento per la conoscenza, la tutela e la conservazione  del bene culturale, secondo un approccio olistico che permette di conferire valore aggiunto alle attività stesse.

 In particolare, Il DPC del CNR si arricchisce di un nuovo strumento interattivo di dialogo e scambio con tutti i soggetti coinvolti nella ricerca sui beni culturali: un avanzato Portale che rappresenta la vetrina informatica della notevole abilità tecnica sviluppata da gruppi di ricerca e strutture dell’ente sull’argomento. L’iniziativa rappresenta il primo tangibile risultato del Progetto interdipartimentale “Cultura e territorio” finalizzato ad integrare competenze e tecnologie, in modo dinamico e adattivo rispetto agli obiettivi da raggiungere ed alle componenti culturali e territoriali.

Il DPC del CNR è uno dei nodi ufficiali della Enterprise Europe Network, la nuova rete europea nata nel 2008 per proseguire le attività di sensibilizzazione e supporto portate avanti dagli Innovation Relay Centres a vantaggio dei ricercatori e delle imprese europee sulle tematiche del trasferimento tecnologico.

Dal sito: www.dpc.cnr.it/index.html 

                                                         È possibile esplorare la missione, la struttura, eventi e news del DPC del CNR. Le splendide icone degli ultimi progetti si aprono con immagini che illustrano l’argomento,  seguite da una sintetica scheda. Ad es. il Museo virtuale dell’Iraq è un’opera multimediale on-line di carattere scientifico-culturale. Si tratta di uno strumento pensato per far comprendere la grandezza e l’importanza del patrimonio archeologico della Mesopotamia antica. Il sito, organizzato in tre lingue (Italiano, Inglese, Arabo) prevede un percorso di visita di circa sette ore!  (www.virtualmuseumiraq.it)