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Alcune note a margine del restauro librario in Biblioteca

di Laura Miani

 

1. Continuando a 'scavare' nei manoscritti di Aldrovandi.

Sul primo numero di "Bublife" del 2005, uscì una mia breve nota sul restauro dei manoscritti di Ulisse Aldrovandi, ripreso proprio in quell'anno dopo un'interruzione più che decennale; a cinque anni di distanza, può essere di qualche interesse un aggiornamento dello 'stato' dei lavori. Il restauro del Fondo Aldrovandi è proseguito, compatibilmente con le risorse finanziarie a disposizione, e a tutt'oggi sono stati effettuati interventi, da parte del Laboratorio Restauro San Giorgio di Roma, su 51 manoscritti. Insieme ai restauri è continuato naturalmente anche quello 'scavo' di cui scrivevo allora e i risultati sono stati di certo non inferiori alle aspettative. Infatti, oltre ai primi 9 manoscritti che avevano restituito interessanti frammenti membranacei, altri 23 codici sono stati terreno fertile di scavo, per cui, allo stato attuale, sono stati recuperati complessivamente 89 frammenti: di questi 14 sono ebraici, mentre tutti gli altri provengono da codici latini, 6 dei quali musicali.

Questi codici, per lo più in scrittura gotica (ma ve ne sono anche in scrittura umanistica rotonda), presentano rubriche, iniziali colorate semplici o filigranate in rosso e blu. In due casi si può parlare di codici miniati perché, dal ms. Aldrovandi 35, sono stati recuperati due frammenti di un codice liturgico con iniziali filigranate bicrome rosse e blu (notevole l'estesa 'filigrana' della 'e' di Et nella seconda carta) e grande capolettera istoriato (mm 80x100), 'abitato' da una figura di santo (S. Paolo?), che regge una spada e un libro, in color bianco, rosso e blu con tracce d'oro. Dal ms. Aldrovandi 136, vol. XI, invece, sono stati recuperati due frammenti di codice latino: probabilmente si tratta di un corale con notazione musicale quadrata su rigo tetralineo ed iniziali in rosso. Di particolare pregio ci appare il primo frammento, appartenente ad una elegante pagina ornata della quale sono ancora ben visibili il fregio marginale policromo a motivi vegetali e globetti dorati e soprattutto il grande capolettera miniato: si tratta di una bellissima iniziale istoriata, 'abitata' da un Cristo benedicente (mm 80x80) in color rosso, azzurro, giallo e verde con tracce d'oro.

Il buono stato di conservazione della maggioranza di questi frammenti consente di rilevare anche altri interessanti elementi codicologici, come la disposizione del testo su due colonne e la preparazione dello specchio di scrittura mediante la rigatura e gli intercolumnii tracciati a secco. La presenza di titoli correnti e di rubriche, inoltre, ha facilitato l'individuazione dei testi contenuti nei frammenti, per lo più appartenenti a libri dell'Antico Testamento (Maccabei, Geremia, Tobia, Giobbe ed Esodo), in alcuni casi riconducibili al medesimo codice latino. Da segnalare infine i tre frammenti di un codice agiografico con le vite di santa Pelagia, santa Thaisis, santa Zosima e santa Maria Egiziaca eremita.

2. Lo stato di conservazione del fondo Marsili tra passato e futuro.

Nel Museo Marsiliano della Biblioteca Universitaria di Bologna (nato, più propriamente, come Mostra Marsiliana nel 1930) sono conservati i manoscritti in gran parte autografi del fondatore dell'Istituto delle Scienze, il conte bolognese Luigi Ferdinando Marsili (1658-1730), la cui vita avventurosa si rispecchia nel fondo che porta il suo nome. I suoi manoscritti, numerati da 1 a 146, dalle caratteristiche legature “in pelle di porco alla tedesca”, costituiscono infatti una sorta di summa della sua esperienza umana e delle sue ricerche scientifiche. Sotto l'aspetto materiale, si tratta di manoscritti cartacei, molto spesso compositi, formati da carte e fascicoli spesso sciolti, quasi sempre illustrati da schizzi e disegni, delineati a penna o a lapis, a volte anche colorati, e di frequente corredati di tavole, manoscritte o incise, inserite nel testo o ripiegate. Le legature originali marsiliane sono, come si è detto, in pelle di porco, con impressioni a secco e tassello di pelle verde impresso in oro incollato sul dorso: si tratta di legature a busta con ribalta e fermaglio, che proteggono bene la compagine delle carte soprattutto lungo i margini esterni. In un caso abbiamo addirittura una scatola, aperta solo sul taglio davanti, nella quale sono inseriti i diversi fascicoli (ms. Marsili 65). Nel fondo però sono presenti anche molti manoscritti rilegati in mezza pergamena e piatti di cartone o con semplici legature a camicia in mezza pergamena, chiuse sul taglio davanti da due lacci di canapa, che però, col tempo hanno logorato e spesso anche lacerato i bordi esterni delle carte; in entrambi i casi una parte del dorso è stata colorata in verde e impressa in oro ad imitazione dei tasselli originali. Nel fondo Marsili sono presenti anche molti manoscritti con semplice legatura in cartone e iscrizioni in inchiostro sul dorso e/o sul piatto anteriore. Le carte manoscritte presentano, come si è detto, danni meccanici - soprattutto se sciolte o comunque sporgenti dalla compagine - e chimici, dovuti all'ossidazione e all'acidità degli inchiostri: precario è spesso lo stato di conservazione delle carte geografiche o altri allegati comunque ripiegati, che presentano numerosi strappi e lacerazioni. Sono evidenti anche erosioni d'insetti, soprattutto in corrispondenza delle legature o in presenza di colla, come pure macchie d'umidità, ma fortunatamente si tratta d'infestazioni e/o infezioni passate: il Museo Marsili, infatti, come gli altri depositi della Biblioteca Universitaria, è monitorato mediante apparecchi digitali per la rilevazione e registrazione dei valori termoigrometrici (data loggers), allo scopo di prevenire il pericolo di eccessivi sbalzi della temperatura e dell'umidità relativa.

Per abbozzare una storia degli interventi di restauro, effettuati sul fondo Marsili in un recente passato, bisogna partire dal 1968, quando fu affidata all'Istituto Centrale per la Patologia del Libro (ICPL, oggi ICRCPAL) la Camisia turca, che rimase a Roma fino al 1970 per essere esaminata e sottoposta a disinfestazione e disinfezione con bromuro di metile (gas fortemente tossico oggi messo al bando). Sempre all'ICPL furono affidati tra il 1974 e il 1977 il ms. Marsili 5 e il ms. Marsili 103 con problemi rispettivamente di muffe e di infestazione d'insetti: il primo fu anche restaurato, mentre il secondo fu poi affidato al Laboratorio Castrignanò di Bologna. Di questi come di tutti i successivi interventi di restauro, fino all'aprile 1993, si occupò la bibliotecaria Pina Morelli, scomparsa il 27 agosto di quest'anno e che pertanto mi è gradito ricordare in questa sede. Fra il 1988 e il 1992 furono restaurati, dal Laboratorio Gozzi di Modena, 31 manoscritti del Marsili, oltre alla grande carta dell'assedio di Buda ritrovata nelle tende dei Turchi e a quella della Croazia, pure di notevoli dimensioni. Anche i volumi delle opere a stampa del Marsili conservati nel Museo sono stati oggetto di restauro: nel 1990 fu affidato al Laboratorio Allegri di Parma l'esemplare dell'edizione russa dello Stato militare dell'Imperio Ottomanno, mentre nel 2000, il Laboratorio Frati & Livi di Bologna restaurò l'esemplare del Danubialis operis prodromus e quello dell'edizione olandese della Histoire physique de la mer. Nel nuovo millennio non sono stati fatti altri interventi su materiali del Museo Marsiliano, anche perché l'urgenza delle celebrazioni di Ulisse Aldrovandi ha fatto pendere il piatto della bilancia dalla parte dell'altro fondo costitutivo della Biblioteca Universitaria. Pertanto, si auspica che l'approssimarsi, con il 2011, delle nuove (e certo non meno solenni) celebrazioni per i 300 anni dalla fondazione dell'Istituto delle Scienze di Bologna provochi un riaccendersi dell'interesse per il suo Fondatore e il patrimonio da lui lasciato all'Istituto, conservato oggi presso la Biblioteca Universitaria; tale interesse dovrà necessariamente tradursi in finanziamenti straordinari per la conservazione e la valorizzazione attraverso interventi di restauro e digitalizzazione. Infatti, come per l'Aldrovandi le celebrazioni del quarto centenario della morte coincisero con l'inizio di una campagna di digitalizzazione del corpus del Naturalista bolognese, così per il fondo Marsili si potrebbe pensare alla riproduzione digitale dei manoscritti, partendo da quelli con un più ricco apparato iconografico (relativi soprattutto alla flora, fauna, antichità e popolazione dell'area danubiana) e dall'epistolario. Le carte geografiche sono già state infatti oggetto di studio e digitalizzazione da parte dello studioso ungherese Antal Andras Deak nell'opera Carte geografiche dall'ombra della mezzaluna (Maps from under the shadow of the crescent moon / Antal Andras Deak. - Esztergom : Duna Muzeum, 2006).

Se si guarda al futuro, una ripresa degli interventi di restauro del fondo Marsili dovrà tenere conto della tipologia di legature e di danni sopraelencati: per cui, in linea di massima, per i volumi di grande formato, che sono in maggioranza e presentano dorsi semistaccati, erosi, laceri o addirittura mancanti, cuffie staccate e cartoni dei piatti con lacerazioni, sarebbe auspicabile almeno un restauro della legatura con recupero delle parti originali, per mantenere il più possibile la fisionomia originale del fondo marsiliano e del Museo stesso. Poi, caso per caso, bisognerà prevedere, ove necessario, anche uno smontaggio totale del volume per rifare la cucitura ed intervenire sulle carte; lo stesso vale anche per i manoscritti rilegati in cartone. Per quelli, invece, conservati entro le camicie chiuse dai due lacci, sarebbe urgente predisporre delle custodie adeguate che contengano sia le carte che la camicia originale, per prevenire ulteriori danni, che potrebbero causare la perdita di porzioni di testo.